mercoledì 15 ottobre 2014

Non c'è più educazione!

Caro genitore che hai il figlio che frequenta la scuola dell'infanzia con il mio,
mi rivolgo a te per ricordarti alcune semplici, ma fondamentali buone regole della convivenza civile.
Ho trovato qualche settimana fa lo zaino aperto di mio figlio e dentro non c'era più il suo "Rexy" adorato. Ieri, nel suo appendiabiti non c'era più la felpa. Passi che nel primo caso la "lussuria" che abita i bambini nel desiderare i giochi altrui abbia fatto compiere il gesto, mi dispiace che tu non abbia avuto il buon senso di riportare il gioco e lasciarlo  alle maestre in modo da restituirlo al proprietario. Avresti insegnato a tuo figlio che non tutto si può avere e che bisogna sempre chiedere il permesso prima di appropriarsi delle cose degli altri, oltre che ci sono delle regole che vanno rispettate. Ma se il gioco fosse stato della scuola? Che facciamo? Insegniamo ad appropriarsi delle cose del bene comune e pubbliche, ovvero di tutti? Sarò drastica ma per me é come se stessi insegnando a tuo figlio a rubare in entrambi i casi (singolo e/o scuola pubblica).

Potresti rispondermi: evita di far portare i giochi di tuo figlio a scuola.
Giusto, ma ti dico: é corretto educare i bambini a questo clima di sfiducia nei confronti del prossimo? Insegnargli che degli altri non ci si può fidare a soli tre anni?
Io non ci sto, ma comunque non porta più giochi all'Asilo (anche perché non siamo miliardari), ma la giustificazione che ho dato é "perché si perdono" cercando di limitare quanto più possibile i danni.
Per la felpa, ci può stare che ti sia sbagliato, ma almeno abbi la decenza di riportarla! Possibile che tu non conosca quali abiti abbia tuo figlio?
Ti chiedo infine, sai quale messaggio stai trasmettono a tuo figlio? A cosa lo stai educando?
Pensaci perché lui sarà il futuro cittadino di domani.
Con affetto.

Veronica 
Mamma di a.b.


giovedì 2 ottobre 2014

Arriva a Perugia "Un Té e Sbaracco"


Avete impegni per domenica 5 ottobre?!

Se sì, Cancellateli!

Se no, meglio per voi perché arriva a Perugia l’iniziativa “un tè e sbaracco”, organizzata da Miriam Aquino e Debora Brozzi, due giovani ragazze che hanno ideato una giornata in una location da favola all’insegna della compravendita, del baratto, del dono o semplicemente di un buon tè in compagnia.
Questo appuntamento avrà come tema “English Time. Vi anticipo che verranno offerti biscottini a forma di cucchiano da te e corona in perfetto English Style, come lo sarà anche l’allestimento.

Miriam, Debora e tutti coloro che hanno già aderito vi aspettano domenica 5 ottobre dalle ore 15:30 in poi nella stupenda ABBAZIA SETTE FRATI AGRITURISMOFRATRES di Pietrafitta, per comprare, vendere, barattare e/o regalare tutto quello che vi va, o semplicemente per un tè alternativo in compagnia delle amiche.

Qualora desideriate vendere qualcosa le organizzatrici chiedono di comunicarlo nei tempi utili per poter organizzare gli spazi di esposizione. La partecipazione è libera e si può vendere qualsiasi tipo di merce: dall’abbigliamento, all’elettronica, ai libri, ai bijoux…e molto altro!

L'ingresso è libero, con tè, biscotti e dolci a tema, chiacchiere e compagnia. E' richiesto un piccolo contributo di soli 3€.

Io personalmente non potrò esserci, ma invito caldamente tutti a partecipare perché oltre ad un'occasione per svuotare le nostre abitazioni delle cose che non utilizziamo più ma che potrebbero interessare ad altri, è un ottimo momento di incontro, scambio, conoscenza e divertimento!

Sarò ben lieta di ricevere i vostri commenti e riscontri, nel frattempo vi lascio tutti i recapiti utili!

Per qualsiasi info potete rivolgervi a Miriam Aquino al seguente recapito 3495428432 oppure via mail a miriamaq@hotmail.it

La  pagina dell’evento è la seguente: https://www.facebook.com/events/282647858592756/?fref=ts 

Have a nice day!

Veronica

giovedì 28 agosto 2014

La scusa del Quality Time

La storia del Quality Time non mi ha mai convinto più di tanto.
Molti genitori ed esperti in campo educativo si riempiono la bocca con il termine Quality Time: "non è la quantità di tempo che passate con i vostri figli, ma la qualità che riuscite a dargli nei momenti che passate assieme a loro".

Giusto.

Peccato che molti si celino dietro il famoso tempo di qualità.
Basta poco tempo di qualità con i nostri figli e siamo soddisfatti, con la coscienza a posto.

Peccato che alcuni genitori se stanno più tempo di quello che generalmente passano con la propria prole impazziscono.

Mi è capitato di osservare ed incontrare sempre più genitori disabituati a stare con i propri figlioli. Sono stata la mare due giorni con mio marito senza bambini e la mia attenzione è ricaduta sempre sulle famiglie con figli al seguito.
Ho sentito ed osservato scene da far drizzare i capelli.
Genitori che affermavano di fronte al figlio di essere stressati da una settimana intera tutti insieme; una mamma ha addirittura detto al proprio bambino "sei una cosa ignobile", solo perché per giocare erroneamente le aveva dato un calcetto lieve.

Alla faccia del tempo di qualità!


E' vero che quantità non è sinonimo di qualità, ma solo dopo che saremo in grado di passare del tempo significativo con i nostri figli allora saremo capaci di potergli offrire piccoli spazi di qualità. Altrimenti il Quality time diventa solo una scusa per farci stare con la coscienza a posto: "ho dedicato cinque minuti di qualità a mio figlio". Giusto cinque che se ce ne passi dieci di minuti vai in tilt, scleri e ti serve lo smartphone per farlo giocare, stare fermo e muto (ho estremizzato..forse neanche più di tanto!).
Impariamo a dare quantity e quality perché nella relazione educativa servono entrambi e l'uno non prescinde dall'altro.


lunedì 28 luglio 2014

una nuova avventura in GUSHMAG!

Carissimi,
oggi è iniziata una bellissima avventura nel magazine online GUSHMAG
GUSHMAG è un aggregatore di rubriche dove blogger e scrittori, selezionati dal team di redazione, hanno una propria rubrica, legata ad un argomento, in cui scrivono settimanalmente.
La mia fa capo al tema "Society" ed ogni lunedì, alla voce "M.I.A. | Una mamma in azione", troverete un articolo scritto da me.
Vi segnalo il link per poter leggere l'articolo pubblicato nella giornata di oggi: http://www.gushmag.it/lamore-sa-di-rivoluzionario/.
Inoltre trovate GUSHMAG anche su facebook.
Andate a curiosare!
Buona lettura,

Veronica

venerdì 25 luglio 2014

Avanti tutta ed al contrario!

Sarà capitato a tutti che da bambini vi chiedessero: "cosa vuoi fare da grande?". Io generalmente rispondevo l'astronauta. Ora che sono più o meno grande non faccio l'astronauta, ma un lavoro che grazie alla forza di gravità mi tiene incollata ad un seggiola, posta di fronte ad una scrivania su cui é poggiato un computer e con il quale lavoro. Non navigo nello spazio, anzi tutto il contrario..
Diciamo che già da questo incipit é ben comprensibile come il mio motto sia:"avanti tutta ed al contrario"!
Infatti, ho studiato al liceo scientifico, convinta che quella fosse la scuola giusta per me, che le materie scientifiche fossero quello su cui avrei investito il mio futuro ed invece nel corso dei cinque anni, ho capito che la matematica, le scienze, la fisca e tutte le materie affini non erano proprio per me. Invece, mi sono innamorata della storia, della filosofia, dell'italiano e della letteratura latina (solo la letteratura che a tradurre le versioni ero proprio una schiappa!). L'unica cosa che mi ricordo di scienze é il diagramma hr, il resto buio totale, e ad un compito sono riuscita a prendere anche -3! Questa si che é passione ed amore per la scienza! Finito il quinto, non c'ho pensato due volte ad iscrivermi ad una facoltà umanistica ed all'inizio ero indecisa fra psicologia e filosofia. Alla fine non mi sono iscritta a nessuna delle due, alla prima perché sarei dovuta andare fuori regione e non avevo i soldi per poter fare la studente fuori sede, alla seconda perché tutti mi dicevano che non ci avrei fatto niente. Li ho ascoltati ma ora penso che sono stata un po' idiota a lasciarmi condizionare.. Comunque ho ripiegato su scienze dell'educazione, ma frequentarla come una studentessa normale sarebbe stato troppo semplice, ed allora ho iniziato a lavorare per essere un po' autonoma. Ho fatto due lavorari durante il periodo universitario, entrambi come educatrice ma in settori diversi, salute mentale ed infanzia, ed ho capito che volevo fare l'educatrice con i bambini ma nel frattempo stavo studiando per educatore professionale e non per educatore d'infanzia..ovviamente "avanti tutta ed al contrario!" Ho proseguito ed ho concluso con una tesi in sociologia delle organizzazioni, area più delle facoltà di economia e scienze politiche piuttosto che di scienze della formazione..ma che volete farci, vi stupite ancora?!
Pochi mesi dopo scopro di aspettare un bambino: prima mamma, poi moglie, poi mamma di nuovo. Anche qui ho fatto le cose (anzi abbiamo fatto le cose) con ordine al contrario ma il risultato non cambia (come per la proprietà transitiva!): siamo una famiglia.
Ho continuato a lavorare nel campo dell'educazione, poi sono passata a quello della formazione, poi sono ritornata nel settore educativo, poi di nuovo nella formazione. In tutto questo passa e ripassa, mi ero anche iscritta all'università, ma i suoperpoteri non li ho,infatti  non riuscivo a stare dietro in modo decente a marito, figli, casa, lavoro ed ho dovuto tagliare lo studio, ma ho aperto il blog! Ho scoperto che mi piace scrivere! Rimane solo un problema: capire cosa voglio fare da grande. A 27 anni ho cambiato così tanti lavori che non capisco ancora quale sia la mia strada.. Rimango sempre con un grande punto interrogativo...
Aspettate.. Ho avuto un'illuminazione! Sarà che il lavoro della mia vita sia totalmente opposto ai settori in cui ho lavorato e sto lavorando? Sta a vede' che sono nata per fare la commessa! :-)


lunedì 21 luglio 2014

Lista delle buone prassi


  • Non mollare mai!
  • Nella vita affronterai sempre cose che non sai fare e/o non hai mai fatto: sii propositiva e costruisci.
  • Se non ce la fai fatti aiutare: chiedere aiuto non è indice di incapacità ma di maturità.
  • Se sbagli, sii tenace e rifai fin quando non verrà bene.
  • Rimboccati le maniche e mettiti in gioco.
  • Non aspettarti che ti dicano "Brava" ad ogni cosa ben fatta.
  • Difenditi se hai fatto bene e ti attaccano nel tuo operato.
  • Porta sempre rispetto.
  • Festeggia i successi e anche gli insuccessi perché hai la possibilità di rialzarti e ripartire.
  • Fai delle sane pazzie.
  • Ama ed amati sempre e comunque.

domenica 20 luglio 2014

Di libri in piscina

Ore 10.15 di domenica 20 Luglio.
“Che facciamo oggi mamma?”, chiede il mio figlio treenne.
“Andiamo in piscina?!”, rispondo.
“Piscina, piscinaaaaa”, esclama entusiasta Alessandro; “Viaaaaaaa”, dice Margherita.
“Amore allora io preparo la pasta fredda?”, chiede mio marito.
Ma certo amore, fra tutte le cose che abbiamo da preparare per andare in piscina mi pare prioritario proprio preparare la pasta fredda..!
Nel frattempo, che lui cucina, io cerco di preparare le VALIGE per andare in piscina, mentre il più grande dei pargoli attua una perfetta azione strategica di stalking per accelerare i tempi: ”hai fatto mamma? /E’ tutto pronto mamma?/ Sei pronta mamma?/ Andiamo mamma?”, una domanda ogni due secondi. Ho vacillato ed ho pensato: “ma perché mi faccio venire queste idee quando potremmo stare freschi nei 40° della nostra casetta al quinto piano?!”
Alla fine, a mezzogiorno ci siamo, mi raccomando con mio marito di prendere una sola cosa: i cappellini.
Partiamo e andiamo ad una piscina vicino casa ma alla reception ci dicono che gli ombrelloni sono tutti terminati.
Giustamente che vuoi pretendere alle 12.15 di una domenica di luglio con 37° all’ombra?!
Ripartiamo e proviamo ad un’altra struttura ma stesso identico problema: niente ombrelloni, niente ombra. Cavolo tutta l’Umbria ha avuto l’idea di andare in piscina questa domenica!
Non molliamo anche perché il coro che ci accompagna dai sedili posteriori intona questo stornello a ripetizione: “Siamo alla piscina? Quando arriviamo?”.
Siccome non c’è due senza tre, il terzo tentativo è quello buono. Piscina con ombrellone trovata. Meno male, altrimenti per disperazione mi sarei aggregata al coro pure io!
Arriviamo alle 13.00 e penso che avremmo fatto prima ad andare a fare il bagno al mare..
 Mentre tutto il resto delle persone presenti in piscina pranza noi ci tuffiamo in acqua. Usciamo alle 14.00 e mangiamo la famosa pasta fredda (o meglio tiepida) preparata da mio marito.
Il sole picchia e chiedo a Gabriele: “Hai preso i cappellini?”.
“I cappellini?!”, risponde con l'aria di uno a cui chiedi di venire alla lavagna interrogato e sa di non aver studiato.
“Sì, quelle cose che servono per proteggere la testa dal sole..hai presente?Conosci”?
“No, ma ho portato i giochi”.
“Ah, e che giochi hai portato”?
“I Libricini”.
Non ci posso credere, mio marito è stato in grado di portare in piscina: un libro della Pimpa, uno della Peppa Pig e una specie di atlante trilingue (italiano, inglese e spagnolo) per bambini.
Gabriele, parte tutto spavaldo con la lettura dell’atlante trilingue cercando di insegnare a mio figlio qualche parola, del tipo “MODER” o “COUSIN”.. giustamente lo sanno tutti che l’inglese si legge come si scrive!
Ale lo guarda perplesso e gli dice di andare alla pagina degli animali, io intanto noto che una famiglia di fronte a noi ci guarda altrettanto perplessa. Li osservo curiosa e dopo un po’ capisco che sono inglesi.. Ecco perché ci guardavano strano!
Lo dico a Gabriele e ci facciamo una risata sui suoi “MODER” e “COUSIN” sgrammaticati, sui quali è ricaduto lo sguardo fulmineo in stile zeus della famiglia britannica!

Nonostante questa piccola parentesi che la definirei “il bello della diretta”, mio marito è riuscito a creare “il caffè letterario dei bebè” anche in piscina e queste son soddisfazioni, perché mentre gli altri bambini che non facevano il bagno, giocavano con lo smartphone dei genitori, oppure guardavano i cartoni alla tv del bar, i nostri figli si sono letti le tre storie della Peppa Pig e quelle della Pimpa. Anche se diciamolo francamente: sono sempre quelle e ormai potremmo tentare il  racconto a memoria e con mimo!
 Cosa posso dire di questa giornata che si divide fra il semiserio e l’ironico? Sicuramente: W LA PASTA TIEPIDA e I “CAPPELLIBRI”!

martedì 15 luglio 2014

E chi se ne frega

Avete presente quelle giornate che iniziano bene ma che già alle 10,00 di mattina hanno preso una piega in cui tutto precipita alla velocità dei tasselli che cadono sotto l'effetto domino? 
Ecco alle 10,00 di questa mattina è caduto il primo tassello, alle 13,00 mi sono ritrovata sotto miliardi di tassellini, incastrata da una serie di eventi e decisioni, che mi hanno letteralmente fatto provare la sensazione dell'espressione "essere sotto un tir". 
Dopo aver fatto il mio solito piantino, che fatemelo dire, in queste situazioni aiuta molto (oltre a starci molto bene per come sono io caratterialmente!), aver parlato con mio marito, aver ricevuto miliardi di telefonate dai miei che si volevano sincerare del mio stato psico - fisico, ho pensato che fosse arrivato il momento di dire "E Vaff...", anzi no "E CHI SE NE FREGA" (molto più elegante e femminile!).
Ho pranzato molto pigramente, alle tre, ho sistemato la cucina e ho visto due stendini di panni asciutti da ritirare. Avrei dovuto sistemarli ma.."E CHI SE NE FREGA", mi riposo, possono aspettare, lo farò stasera. I miei figli nel frattempo avevano deciso di boicottare il riposino, divertendosi a lanciare peluches da una parte all'altra della stanza. Stando alle mie regole sarei dovuta intervenire con la giusta autorevolezza per riportare l'ordine e farli dormire, ma ho detto "E CHI SE NE FREGA" delle regole, per un giorno possono anche divertirsi a trasgredirle. Si sono addormentati alle 15.30 invece che le classiche 14.00, si sono svegliati alle 18.00.. "E CHI SE NE FREGA"! 
Abbiamo fatto merenda alle 18.15 quando alle 19.30, generalmente ceniamo, e alle 19.00 siamo usciti per andare al parco: "E CHI SE NE FREGA" della cena alle 19.30!
Siamo stati a giocare e a goderci il tepore del sole che non brucia più,  poi siamo andati a cena da Mc Donald's. Mio marito non era a cena, di cucinare non ne avevo voglia ed allora tutti a cena fuori per festeggiare questa giornata di merda!
"E CHI SE NE FREGA" se abbiamo cenato alle 20.30 e se il Mc Donald's non è salutare, ho visto i miei figli felicissimi per essere andati a cena fuori, per aver trovato una sorpresina nell' Happy Meal e sopratutto per aver vissuto un momento speciale insieme.
A volte serve proprio dire "E CHI SE NE FREGA", libera moltissimo ed aiuta a vedere le cose da un'altra prospettiva, soprattutto aiuta a ridimensionare gli eventi, a capire ciò che conta veramente, a cosa dare il giusto peso, quali sono le priorità. Nulla, infatti, ripaga più dell'amore e degli affetti. Devo ancora trovarlo  qualcuno realizzato e felice in cose, lavoro o denaro, perché noi siamo fatti principalmente per provare sentimenti...
Digressioni filosofiche a parte, che come per il piantino ci stan sempre bene ("E CHI SE NE FREGA" se son fuori luogo!), credo che sia importante trovare una modalità che aiuti a scrollarci le giornate pesanti o gli eventi  spiacevoli, io oggi ho trasgredito un po' le regole del mio modus operandi quotidiano e di mamma, e devo ammetterlo..sono stata meglio.

domenica 13 luglio 2014

Creativi per sopravvivere


Ho guardato mio marito qualche sera fa ed ho affermato: “a volte vorrei vivere in un’epoca fordista” (I miei docenti di sociologia dell’università mi fulmineranno!).
Mi ha  risposto perplesso: “e tutta la storia del pensiero creativo?”
Sono stata zitta ma avrei voluto dirgli: “Tutta sta storia sul pensiero creativo ha fatto un po’ male all’umanità, secondo me”.
Sappiamo tutti che il pensiero creativo non è un dono ma una facoltà dell’intelletto umano, presente allo stato primordiale in ciascuno di noi; facoltà che deve essere educata ed avere condizioni favorevoli per potersi esprimere.
Lungi da me dal voler demolire e criticare secoli di teorie sociologiche, pedagogiche e psicologiche sul pensiero creativo, mi preme riflettere sul fatto che la nostra società vuole che gli individui sviluppino solo ed esclusivamente alcune capacità creative: flessibilità; saper rispondere celermente, o meglio, immediate ai cambiamenti; idee geniali, spaziali e innovative; soluzioni sempre e solo ORIGINALI.
Il cuore di tutto sta che lo sviluppo di tali capacità ne va della nostra sopravvivenza in tale società, infatti, se non sei flessibile, originale, se non rispondi immediatamente ai cambiamenti in atto e se non proponi idee innovative SEI AUTOMATICAMENTE FUORI. Non vali, non sei utile e servi a poco.
Dirò di più, questa sopravvivenza si attua "sulla pelle dell’altro": se io ho sviluppato tali capacità (grazie all’istruzione scolastica, all’educazione familiare o altro),sicuramente avrò più margine di te, che non hai tale capacità, per potermi far spazio, farmi notare ed essere notato ed avere quindi delle possibilità. Sopravvive chi è più creativo indipendentemente da chi si ha di fronte.
Una sopravvivenza che fa morire l’umanità  dell’essere umano.
Personalmente, vorrei meno “creativi society addicted” e più esseri umani,  meno idee geniali e più capacità comunicative e relazionali per poter incontrare e conoscere chi ci sta accanto. Meno successo, meno soldi, meno pensiero creativo orientato e più pensiero creativo libero che ci faccia tornare ad essere persone umane.
Domandiamoci se poi dopo che abbiamo avuto il nostro posticino privilegiato ed ambito nella società, a scapito della nostra personalità, delle nostre attitudini e sopratutto degli altri,ci sentiamo felici. O meglio, se siamo felici davvero.
Siamo riusciti a manipolare ed indirizzare anche una libera facoltà dell'intelletto. 
Intendiamoci  bene, la mia è solo una provocazione per una riflessione...

giovedì 22 maggio 2014

ridimensionarsi

Maggio per me è sempre stato il mese del ridimensionamento accompagnato dal sole, da 25 gradi e dall'estate che sta arrivando. Il fatto che ci siano questi fattori metereologici aiuta molto la gestione di questo processo del sentimento, dell'emozione, della ragione e dello Spirito. 
Ridimensionarsi costa molta fatica e presuppone una grande capacità di gestione delle criticità e delle emozioni che ne derivano. Purtroppo la mia generazione è una di quelle che difficilmente sa ridimensionarsi in quanto siamo stati abituati ad avere tutto nel più breve tempo possibile, ma questa è un'altra storia....
Ridimensionarsi, invece, significa scendere a patti con la vita, senza accontentarsi, confrontandosi con i tanti NO che essa ci riserva ed, inevitabilmente, ci pone di fronte. 
Significa prendere i NO come un punto di partenza e non come una sconfitta.
Significa sapere accettare i NO.
Significa reagire in maniera positiva ai NO.
Significa capire che siamo essere umani e siamo limitati.
Significa prendere consapevolezza che non possiamo gestire tutto.
Significa che non possiamo pretendere che il mondo giri SEMPRE come vogliamo noi.
Significa che esistono delle variabili che non possiamo controllare e che dobbiamo accettare.
Significa che non siamo ONNIPOTENTI.
Significa che NON SIAMO DIO, quindi sarebbe il caso che ci RILASSIAMO.
Ridimensionarsi non vuol dire chiudersi in un microcosmo per paura che avere sogni, ricevere NO faccia male. Anzi! A mio avviso, ci spinge a puntare in alto, a rischiare ed a tarare sempre i nostri orizzonti senza navigare troppo a vista.
Ridimensionarsi è soprattutto staccarsi dal nostro Ego ed accettare che la nostra vita prenda pieghe diverse da quelle che vorremmo.
Ridimensionarsi è avere progetti, sogni, sentimenti, aprisi alla vita rischiando di farsi male, cadendo e ripartendo per ricostruire e ricostruirsi.
Ridimensionarsi abbraccia tutta la scala dei sentimenti che vanno dall'amore alla sofferenza, i quali sono tutti degni di essere vissuti per capire che la vita non è fatta solo di bianco e di nero, che a volte c'è anche il grigio. 
Ridimensionarsi è cadere, rialzarsi ma soprattutto AMARE ed AMARSI.

venerdì 16 maggio 2014

teoria del cappuccino

Ognuno ha i suoi riti per affrontare le giornate e dargli il giusto verso. 
Io bevo un cappuccino al bar. 
Il bar deve farlo rigorosamente buono perché io bevo il cappuccino in due occasioni: 
1) quando sono particolarmente felice.
2) quando sono particolarmente triste.
foto presa da www.soprteat.com/cappuccino/
Generalmente quando bevo un "happy cappuccino", vado al bar la mattina presto, è una bella giornata di sole, ho i capelli sciolti, sono vestita bene, sono truccata e mi sento piena di energie. Il cappuccino mi serve a dare quel tocco di rosa in più ad una giornata, che vada come vada, affronterò comunque con i piedi e sorrisi giusti, nonché con una buona dose di ironia. Posso essere da sola, con un'amica o con Gabriele. Per cui il "cappuccino happy" lo posso gustare seduta o in piedi, non fa differenza!
Il mio pancino è contento, lo zucchero fa salire la glicemia al livello ottimale tanto che mi sento in grado cantare anche Gigi d'Alessio senza che il mio stomaco si ribelli dandomi sensazioni di nausea. Ma non canto Gigi (datemi tutto tranne Gigi D'Alessio!), risalgo in macchina e vado con Jax e gli Articolo 31.
Quando bevo un "sad cappuccino", al bar vado a metà mattina, intorno alle 11.00,  il tempo fa piangere e mi accompagnano tre stati d'animo (a volte tutti insieme, a volte uno solo): incazzamento, tristezza e svogliatezza. C'è stato un qualche evento la giornata prima o la mattina stessa che ha dato una bella pennellata di nero all'inizio della mia giornata. Generalmente vado con la tuta, i capelli legati e senza trucco (stile dopo lavaggio con candeggina: BIANCOLOSA), bevo il cappuccino in piedi e prima di berlo sono così fuori fase che giro lo zucchero talmente tanto che rigo il fondo della tazza. Credo che, prima o poi mi ritroverò un barista, proprio fuori dal bar, che mi presenterà il conto per ricomprare le tazze rigate! 
In questo modo cerco di dare un verso, una svolta alla mia giornata. Devo dire che a volte funziona altre no. In alcuni casi, nonostante le due bustine di zucchero (mi verrà il diabete) la mia giornata ha sempre un retrogusto amaro. Quando risalgo in macchina Jax mi pare troppo e mi butto sul genere smielato-drammatico-strappalacrime. Ma penso sempre che ce la posso fare!!!
Alle 11.00 stamattina sono andata a prendere un cappuccino, ero con la tuta, l'ho bevuto in piedi e quando sono risalita in macchina ho ascoltato "Candy" di Paolo Nutini. Il tempo è brutto e sono fra lo scoionato e lo svogliato ma penso sempre CHE CE LA POSSO FARE A DAJE N'VERSO A QUESTA GIORNATA!

mercoledì 9 aprile 2014

L'amore al tempo delle sim ricaricabili

Scrivere questo post mi fa sentire un po' "old", una ad un passo ai 30. Trent'anni ancora non ho e non sono neanche una persona che possa essere definita "nativa digitale" perché se è vero che i pc stavano entrando nelle case quando facevo le prime classi elementari, a casa mia comparve il primo pc IBM che avevo all'incirca 10 anni (che poi a pensarci bene tre computer son girati a casa mia ed il terzo è quello con cui scrivo, mentre il secondo lo usa ancora mia mamma, vi ho detto tutto insomma..).
 Il mio primo cellulare l'ho avuto a quattordici anni. Il mio mobile da quattordicenne era un Samsung, rigorosamente di seconda mano, con lo sportellino e l'antenna che prendeva solo in alcuni specifici luoghi di casa, quello che andava per la maggiore, ovvero in cui si visualizzavano le quattro tacche di ricezione era il centro del giardino. Dico io, d'estate ci vai pure in giardino con il cellulare in mano, l'antenna tutta sfilata e puntata verso l'alto ad inviare un sms, ma l'inverno? Cioè vi rendete conto cosa volesse significare per me inviare un sms d'inverno? Voleva dire preparare il messaggio prima, mettersi il cappotto, uscire in giardino, alzare l'antenna ed inviare: pioggia, neve o vento così dovevo fare.
Per scrivere il messaggio poi! Adesso c'è il touch screen, a quattordici anni io avevo la tastiera e noi adolescenti ci dividevamo in due categorie: quelli che usavano il T9 e quelli che pigiavano 3 volte il tasto 2 per scrivere "C" o quattro volte il tasto 7 per digitare la lettera "S". 
Con la  prima categoria identificavi i "fighetti", veloci e rapidi, con la seconda gli "alternativi" lenti e tardivi. Io stavo nel mezzo, a seconda di quello che a il mio cellulare andava di fare: a volte si auto-ribellava così tanto al T9 che dovevo passare alla modalità manuale e digitare lettera per lettera. Le migliori sclerate contro il cellulare ho fatto in quelle occasioni!
Scritto il messaggio, dovevi solo sperare che avessi credito sufficiente per inviarlo perché come minimo avevi scritto 3 sms sequenziali e il caso voleva che riuscissi ad inviarne sempre 2 di 3, cosicché dovevi prendere il cellulare in prestito da qualche genitore, oppure chiedere se qualcuno ti faceva mandare un messaggio, e riscrivere la terza parte aggiungendo  un incipit per spiegare che eri dal cel di tizio e caio ma che dovevi "RISP SUL MIO". 
Tasto dolente il credito... la mia compagnia mi permetteva di andare fino a -10 mila lire! Nel momento in cui avevi racimolato quattro soldi per farti una ricarica decente, non facevi in tempo a farla che già eri di nuovo a Zero LIRE. 
La nostra salvezza era la "Christmas Card": promozione natalizia attraverso la quale avevi un tot di messaggi gratis, all'inizio era al giorno poi la compagnia diventò tirchia e ridusse i numero di messaggio mettendo a disposizione un tot di sms al mense. Che smessaggiate! Il must erano le catene che iniziavano con le faccine degli angioletti creati con la punteggiature: "manda questi 10 angioletti a 10 amici e...se te ne tornando indietro 5 allora vuol dire...", non vuol dire un cazzo! Non si avverava mai niente della "profezia", però faceva tanto figo mandarli!
Bruciavamo così tanti soldi per gli sms che non ci rimaneva mai il credito necessario per una telefonata, ma per fare lo squillo 200 Lire si dovevano sempre avere come credito residuo!
L'amore al tempo delle ricaricabili era strano: dovevi augurati di avere il credito sufficiente per inviare i 3 messaggi sequenziali scritti a quello che ti piaceva, dovevi sperare che il T9 non ti si ribellasse in modo da non dover scrivere l'intero messaggio digitando lettera per lettera, dovendoci impiegare mezza giornata, e dovevi pregare che dall'altra parte ci fosse un utilizzatore del T9 perché qualora fosse stato un "alternativo-nemico del T9"..stavi fresca!La risposta sarebbe potuta arrivare fra un mese.
Che ansia! Si stava sempre con il cellulare in mano aspettando che comparisse una bustina sullo schermo che indicava un nuovo messaggio nella casella "messaggi ricevuti". Il messaggio caso voleva non era mai della persona desiderata, ma di un compagno di classe che chiedeva quali erano i compiti per il giorno dopo...aaaargggg!
 A me piacevano sempre quelli che mi rispondevano dopo un bel lasso di tempo, "gli alternativi": anche mio marito, infatti, nel 2009 mi scriveva messaggi non usando il T9. Al primo messaggio che gli ho inviato mi ha risposto il giorno dopo. devo dire che rispetto alla norma fu anche troppo veloce!

venerdì 4 aprile 2014

i killer e l'amore

Questa settimana hanno cercato di "uccidermi" varie volte, con gesti e parole, ma il Signore è sempre venuto a consolarmi con la sua Parola. Ora devo dire che il "tentato omicidio verbale" fa male, male da morire e fa male ancora di più se a questa violenza si risponde con la spada. Non che se non si controbatta si stia meglio, perché rimane sempre la ferita inferta, ma si avrà almeno evitato di far provare lo stesso dolore a chi del male ci ha fatto. 
Ora per me il problema è proprio questo: l'Amore. L'Amore costa una gran fatica, perché Amare chi ti Ama é di una semplicità estrema, ma amare chi ti uccide, amare 70 volte 7, é un impresa faticosa ma realizzabile, perché nulla è impossibile a Dio e a chi in lui confida. Infatti, l'uomo non è fatto ad immagine di Dio? Quindi perché non dovrebbe avere un seme di bontà nel suo cuore? Ce l'abbiamo eccome questo semino solo che non siamo capaci di coltivarlo per essere persone che risplendono di Amore.  
Io credo che quando moriremo davvero non verremo giudicati su quanto abbiamo guadagnato, quanta carriera abbiamo fatto, quante volte ci hanno detto bravi, quanti successi abbiamo avuto, quante cose abbiamo vinto e quante ne abbiamo comprate, ma su quanto abbiamo Amato. Ecco cari Killer e cara Veronica, che killer sei pure tu, nessuno ci da il diritto di dire stupido a qualcuno, né di rovinargli la giornata e né di togliergli la felicità per qualche nostro capriccio. Chi siamo noi per poterci permettere di distruggere chi ci sta intorno? Nessuno, risposta. 
Il problema, ripeto, è l'Amore, tutto il resto è secondario, non contano i soldi, il lavoro, i successi, conta quanto si Ama. Infatti, non si possono servire due padroni: "O Dio o Mammona", dice il Signore, o Dio o i Soldi. Non siamo chiamati ad essere tiepidi, ma persone che scelgono da che parte stare: o con Cristo o contro di Lui. Dio non accetta compromessi, il 50 a lui e il 50 all'idolo del denaro, ad esempio, o sei con Lui o no, o sei con Lui sempre fidandoti del progetto che ha per te o sei dall'altra parte. O AMI o uccidi. 
"L'amore è Paziente, non si insuperbisce, non tiene conto del male ricevuto" tutto vero, però che dolore tutte le volte che ti uccidono e quanto si indurisce il nostro cuore quando siamo noi ad uccidere. Io ho provato a non rispondere con la spada al male ricevuto, mi ha fatto versare lacrime amare, ma almeno spero di non aver inferto nessun colpo al mio killer potenziale. 
Tutto questo non è per sentirmi dire brava è solo per cercare di essere vicina a chi l'Amore non me l'ha mai fatto mancare, ovvero Dio.