giovedì 22 maggio 2014

ridimensionarsi

Maggio per me è sempre stato il mese del ridimensionamento accompagnato dal sole, da 25 gradi e dall'estate che sta arrivando. Il fatto che ci siano questi fattori metereologici aiuta molto la gestione di questo processo del sentimento, dell'emozione, della ragione e dello Spirito. 
Ridimensionarsi costa molta fatica e presuppone una grande capacità di gestione delle criticità e delle emozioni che ne derivano. Purtroppo la mia generazione è una di quelle che difficilmente sa ridimensionarsi in quanto siamo stati abituati ad avere tutto nel più breve tempo possibile, ma questa è un'altra storia....
Ridimensionarsi, invece, significa scendere a patti con la vita, senza accontentarsi, confrontandosi con i tanti NO che essa ci riserva ed, inevitabilmente, ci pone di fronte. 
Significa prendere i NO come un punto di partenza e non come una sconfitta.
Significa sapere accettare i NO.
Significa reagire in maniera positiva ai NO.
Significa capire che siamo essere umani e siamo limitati.
Significa prendere consapevolezza che non possiamo gestire tutto.
Significa che non possiamo pretendere che il mondo giri SEMPRE come vogliamo noi.
Significa che esistono delle variabili che non possiamo controllare e che dobbiamo accettare.
Significa che non siamo ONNIPOTENTI.
Significa che NON SIAMO DIO, quindi sarebbe il caso che ci RILASSIAMO.
Ridimensionarsi non vuol dire chiudersi in un microcosmo per paura che avere sogni, ricevere NO faccia male. Anzi! A mio avviso, ci spinge a puntare in alto, a rischiare ed a tarare sempre i nostri orizzonti senza navigare troppo a vista.
Ridimensionarsi è soprattutto staccarsi dal nostro Ego ed accettare che la nostra vita prenda pieghe diverse da quelle che vorremmo.
Ridimensionarsi è avere progetti, sogni, sentimenti, aprisi alla vita rischiando di farsi male, cadendo e ripartendo per ricostruire e ricostruirsi.
Ridimensionarsi abbraccia tutta la scala dei sentimenti che vanno dall'amore alla sofferenza, i quali sono tutti degni di essere vissuti per capire che la vita non è fatta solo di bianco e di nero, che a volte c'è anche il grigio. 
Ridimensionarsi è cadere, rialzarsi ma soprattutto AMARE ed AMARSI.

venerdì 16 maggio 2014

teoria del cappuccino

Ognuno ha i suoi riti per affrontare le giornate e dargli il giusto verso. 
Io bevo un cappuccino al bar. 
Il bar deve farlo rigorosamente buono perché io bevo il cappuccino in due occasioni: 
1) quando sono particolarmente felice.
2) quando sono particolarmente triste.
foto presa da www.soprteat.com/cappuccino/
Generalmente quando bevo un "happy cappuccino", vado al bar la mattina presto, è una bella giornata di sole, ho i capelli sciolti, sono vestita bene, sono truccata e mi sento piena di energie. Il cappuccino mi serve a dare quel tocco di rosa in più ad una giornata, che vada come vada, affronterò comunque con i piedi e sorrisi giusti, nonché con una buona dose di ironia. Posso essere da sola, con un'amica o con Gabriele. Per cui il "cappuccino happy" lo posso gustare seduta o in piedi, non fa differenza!
Il mio pancino è contento, lo zucchero fa salire la glicemia al livello ottimale tanto che mi sento in grado cantare anche Gigi d'Alessio senza che il mio stomaco si ribelli dandomi sensazioni di nausea. Ma non canto Gigi (datemi tutto tranne Gigi D'Alessio!), risalgo in macchina e vado con Jax e gli Articolo 31.
Quando bevo un "sad cappuccino", al bar vado a metà mattina, intorno alle 11.00,  il tempo fa piangere e mi accompagnano tre stati d'animo (a volte tutti insieme, a volte uno solo): incazzamento, tristezza e svogliatezza. C'è stato un qualche evento la giornata prima o la mattina stessa che ha dato una bella pennellata di nero all'inizio della mia giornata. Generalmente vado con la tuta, i capelli legati e senza trucco (stile dopo lavaggio con candeggina: BIANCOLOSA), bevo il cappuccino in piedi e prima di berlo sono così fuori fase che giro lo zucchero talmente tanto che rigo il fondo della tazza. Credo che, prima o poi mi ritroverò un barista, proprio fuori dal bar, che mi presenterà il conto per ricomprare le tazze rigate! 
In questo modo cerco di dare un verso, una svolta alla mia giornata. Devo dire che a volte funziona altre no. In alcuni casi, nonostante le due bustine di zucchero (mi verrà il diabete) la mia giornata ha sempre un retrogusto amaro. Quando risalgo in macchina Jax mi pare troppo e mi butto sul genere smielato-drammatico-strappalacrime. Ma penso sempre che ce la posso fare!!!
Alle 11.00 stamattina sono andata a prendere un cappuccino, ero con la tuta, l'ho bevuto in piedi e quando sono risalita in macchina ho ascoltato "Candy" di Paolo Nutini. Il tempo è brutto e sono fra lo scoionato e lo svogliato ma penso sempre CHE CE LA POSSO FARE A DAJE N'VERSO A QUESTA GIORNATA!