venerdì 16 dicembre 2016

"Indovina chi": le cinque domande del disagio

1) "Ci conosciamo?"
- No, forse, non so.
2) "Dove ci siamo già visti?"
- Non lo so, non ricordo.
3) "Mi ricordo il tuo volto".
- Io no, perdonami.
4) "Hai un viso familiare."
- Tu per me non tanto.
5) "Il cognome non mi è nuovo".
- #esticazzi.
Ognuno ha le sue domande dell'imbarazzo e del disagio, le mie sono queste cinque alle quali rispondo sempre come sopra, tranne che all'ultima in cui  "#esticazzi" non è verbalizzato, ma molto spesso pensato.
Quando incontro qualcuno e quel qualcuno dice di conoscermi, state pur sicuri che io di lui non ricordo l'esistenza.
Inizio con il far finta di ricordarmi dell'interlocutore con cui sto parlando, ma già da quando lui pronuncia il "ciao" tutto il mio volto assume la forma di un grande punto interrogativo.
Lo capiscono sempre che non li ho riconosciuti, perché Dio ha ben pensato di donarmi il dono della mimica facciale incontrollabile, nel bene e nel male, che fa capire benissimo agli altri cosa sto pensando, ad esempio "non so chi tu sia ma, va tutto bene carissimo/a, inizia pure con la top five delle domande!". 
Mi leggono nel pensiero ed attaccano subito con il question time.
Meraviglioso momento di disagio.
"Ma dai non ti ricordi di me?"
No, non mi ricordo sennò non stavamo qui a fa tutta sta piva.
Fatto sta che nonostante mi spieghino la genesi del dove ci siamo conosciuti io non riesco a ricollegare, ho tipo un pannello nero con scritta bianca che naviga nel cervello e dice " a destra per figura di merda; a sinistra per fuga con figura di merda annessa".
Mi sembra proprio di giocare ad "indovina chi".
La cosa peggiore é quando incontro degli avversari di "indovina chi" che affermano "mi sembra di conoscerti, dove ci siamo già visti?"
Panico.
Inizia la centrifuga di pensieri:
- se lo sapevo te lo dicevo.
- Di quale vita starà parlando?
- In quale situazione deplorevole mi avrà visto?
Spero sempre che sia la vita giusta e il contesto azzeccato, perché  se per ipotesi mi avesse incontrata dieci anni fa, il bene supremo per tutti é chiamare a rapporto la voragine risucchiatrice ed evitare una figura di merda esponenziale.
Generalmete parto con elenco di opzioni che quasi mai porta a risultati.
Mi sento come se facessi un test di resistenza.
La persona deve capirlo e continua con le domande.
Ho la sudorazione mentale ed organica interna.
Ma niente si continua con "Avevi gli occhiali? Il cappello con il fiore? Il rossetto?".
"Ah ma dai, tu stai cercando Claire! Non sono io".
L'ho scampata, almeno per questa partita. 
Aspetto la prossima, non con ansia.







martedì 13 dicembre 2016

Ci sono mamme come me

Ci sono mamme come me, che escono alle 18.00 dal lavoro e corrono a recuperare i figli in qualche parte del globo. Donne consapevoli che essere madri, in più lavoratrici, vuol dire essere sempre a rischio.
Rischi di vario genere, natura, entità, frequenza che spuntano da ogni dove. Alcuni li preveniamo, ma altri nonostante il duro allenamento diventano spesso dei veri e propri "allarmi rossi".
La tipica situazione del passaggio da rischio ad allarme rosso è legata al frigo che scopriamo di avere vuoto appena rientrate a casa. Infatti, dopo aver circumnavigato la terra ed essere riapprodate a casa con i figli attaccati al braccio e/o al collo come degli scimpanzè, la borsa pesante e piena di roba che in confronto quella di Mary Poppins è equiparabile ad un sacchetto di caramelline, la borsa con i documenti del lavoro che cerchiamo di salvare, i giochi dei nani che  spuntano anche dalle orecchie, andiamo dritte ad aprire il frigo per preparare la cena e constatiamo che dentro ci aleggia il NIENTE.
Ci sono mamme come me, che nonostante il frigo non offra nulla per la cena  lo guardano e osservano intensamente, fino a che il coso freddo non urla "guarda sto cazzo, che tanto da mangiare non ci sta!".
Alle mamme come me succede di rimanere con il frigo che ti ride alle spalle ogni volta che i mariti sono fuori per lavoro o rincasano tardi. Ci si può rimettere l'orologio.
Le mamme come me si sforzano di trovare un Piano B che è però sempre lo stesso. Il piano B approda alle nostre menti come un pensiero salvifico composto da un M gialla con un rettangolo rosso sotto.
"Bambini, non vi preoccupate, stasera tutti a mangiare al McDonald's!"
Gioia, Gaudio e tripudio per  loro.
Cena risolta e bocche sfamate, per le mamme come me.
Al cubo di legno con la scritta gialla e il rettangolo rosso attaccato, ogni volta che vado (non spesso per fortuna ma succede, come ieri sera) incontro mamme come me.
Mamme sposaste, single, accompagnate, in qualsiasi condizione con la tuta, con il tacco, con i jeans o con la gonna, senza mariti o compagni, madri che non intendono farsi disarmare da un frigo vuoto, che cercano rifugio dalla stanchezza della vita. Una vita fatta di ritmi frenetici dove respirare sembra un'impresa e non essere giudicate un miracolo.
Mamme come me, diverse dalle proprie madri, che non avrebbero mai permesso di non far trovare un pasto caldo sulla tavola ai figli, ma non per questo di meno valore, perché tutte le madri sono animate da una cosmica energia e tenace follia che non le disarma e le fa dire "questa sera bimbi serata romantica al McDonald's con mamma, perché la disagiata non ha avuto tempo di fare la spesa!".