C'è una domanda che mi fa imbestialire ultimamente ed è la seguente: "il lavoro niente?".
No, il lavoro niente, ma non è che non stia facendo nulla! Anzi, mando i cv a tutti, indipendentemente da quello per cui ho studiato (mi manca solo l'impresa che gestisce i servizi di nettezza urbana!). Spiego che ho fatto anche dei colloqui per fare la commessa e la gente storce la bocca.
"La commessa?", mi domandano con aria un po' sbalordita.
"Sì, la commessa", rispondo con la convinzione che ogni lavoro è dignitoso anche se ho studiato per altro.
"Bé ma è impegnativo, con due bambini"...
"Se questo c'è, questo si fa; di questi tempi non è che ci si può mettere a fare troppe tazzine".
Ma insomma: devo lavorare o non devo lavorare?
Cioè come la mettiamo sbaglio: agli occhi degli altri devo fare la mamma presentissima ma anche lavorare sodo senza alzare la capoccia. Capite da soli che questi due aspetti non possono formare un binomio fattibile.
Ciò che mi urta è che i bei pensieri, le parole, i consigli, gli appunti ce l'hanno sempre coloro i quali i bambini non sanno neanche cosa siano, che al massimo l'hanno visti ad un raggio di distanza di settecento metri.
Il discorso lavorativo mi tocca nel profondo perché ho sempre lavorato, da quando avevo diciannove anni, e trovarmi ora senza nulla fra le mani non mi fa stare bene, sento come se mi mancasse un pezzo. Vorrei ricordare che non lavorare nel senso pieno del termine, ma gestire due figli, di cui una deve fare fisioterapia una volta a settimana, una casa e tutto quello che comporta equivale a lavorare. Le mie giornate iniziano alle 7.00 e finiscono se va bene alle 23.00, se va male molto più tardi. Con questo non mi voglio giustificare, ma pensateci prima di parlare perché se non lavoro non è che sto a casa a grattarmi sul divano!
Purtroppo viviamo in una società in cui chi ha i figli viene visto come qualcosa da evitare perché: chissà cosa porterà con sé? Quale oscuro contagio?
Avere i figli non è un pestilenza, dovremmo uscire un po' dalla logica razionale imposta dal mondo di oggi in cui prima ci si sistema con il lavoro, poi ci si sposa e poi forse si fanno i figli. Certo c'è chi può scegliere questa strada (liberissimi di farlo), ma se uno ne percorre un'altra non va condannato con frasi tipo: "potevi pensarci prima di fare figli" oppure "potevi sistemarti con il lavoro e poi fare un figlio".
Liberiamoci dalla schiavitù dei percorsi e delle strade perfette, della via del "come è giusto fare" e impariamo a vivere meno di razionalità e più di pancia.
Ho imparato a mie spese che maternità e figli potano tanti calci nel sedere e poca comprensione, soprattutto dalle altre donne, quelle che di solidarietà te ne dovrebbero donare senza riserve che invece sono le prime a puntare il dito.
Ci vuole coraggio ad essere mamme oggi e chi non lo è impari a dispensare consigli se richiesti e con un po' di tatto, ve ne saremo tutte più grate!
Questo post nasce dopo averne letto uno sul blog di The yummy mom, vi lascio il link: http://www.theyummymom.com/2013/04/mamme-lavoro-e-libera-professione.html