mercoledì 29 maggio 2013

Durkheim, Cristo e noi

Non passa giorno in cui non ci sia notizia di suicidi di giovani e adulti. Durkheim già 116 anni fa, con documenti statistici alla mano, aveva mostrato come alla base di questa scelta individuale ci siano cause sociali. Queste certo non possono spiegare in modo esaustivo il singolo caso di suicidio, ma possono mettere in luce come in certe condizioni sociali aumentino la probabilità che un uomo giunga alla decisione di togliersi la vita. Non sto ad entrare nel dettaglio delle distinzioni dei tipi di suicidio che fa il sociologo, mi preme evidenziare che dagli studi dello stesso emerge che esiste un coefficiente di  preservazione, ovvero delle condizioni soggettive che diminuiscono o aumentano la probabilità del suicidio. Per esempio, Durkheim ha notato che i cattolici hanno un coefficiente di preservazione maggiore rispetto ai protestanti (in pratica si suicidano di meno). Ed è proprio questo che mi ha sempre affascinato: i cattolici si suicidano di meno. Perché? Io una risposta me la sono data: abbiamo la Speranza in Cristo Risorto. Pensando alla mia vita, a come sono andate le cose credo che se non ci fosse stato questo Dio, Uno e Trino, che mi ama fino alle viscere avrei già fatto le valige per altri mondi. Un Dio Amore che manda il suo Figlio per amarci e il suo Spirito per renderci capaci di amare chi ci sta accanto. Un Dio della relazione e non un Dio della solitudine. Eppure noi ci sentiamo così soli in questa società che va a mille al secondo, in cui c'è sempre che qualcosa che sfugge.
Ci manca sempre un pezzetto per essere nella pienezza e ricerchiamo la vita ovunque non trovandola mai. Questa vita che andiamo a cercare nella droga, nel sesso, nelle cose materiali, nel successo, nella carriera, nei soldi, nei simboli di prestigio (potrei continuare ma mi fermo), ci viene succhiata dagli stessi e non restituita, facendoci sentire sempre più svuotati. Soldi, potere, primati e successi ecco cosa ci viene proposto per essere felici. Una felicità basata su logiche di potere che schiacciano gli altri. Gesù viene a portarci un messaggio nuovo, ribalta le logiche e ci dice: fatti piccolo e servi quanti ti sono affidati! Vuoi essere grande? Servi il tuo prossimo. Certo la strada dei potenti é comoda, facile, immediata, mentre la via del Signore impervia, complicata, a volte buia, ma grande é la ricompensa perché percorrendola evitiamo che il mondo si impoverisca (non intendo di beni materiali).
Tutta la nostra vita si deve fare servizio, non ricerchiamo i primi posti ma cerchiamo di essere "i migliori" nel donare amore e vita. E' la missione del cristiano: servire e testimoniare Speranza perché il mondo brilli di Luce e non venga eclissato dal male.

venerdì 24 maggio 2013

Tutti uguali o uguali e diversi?

Qualche giorno fa ricevo la telefonata dalla responsabile dell'ufficio asili del Comune:
"[....] vedo che lei qui ha allegato la documentazione firmata dalla Dr. XXX, ma da quello che c'è scritto risulta che sta facendo solo dei controlli", afferma la signora dall'altra parte del telefono.
"La bambina non sta facendo dei controlli ma la fisioterapia perché le hanno riscontrato un'immaturità al braccio destro".
"Vede siccome non è grave e non ha la 104 non posso darle il  punteggio che le spetta, proverò a contattare anche la dottoressa che la segue".
"Guardi che noi abbiamo segnalato questa cosa, consigliati dalla terapista, perché frequentando l'asilo e procedendo per imitazione degli altri bambini, la bimba avrebbe ampio margine di miglioramento sotto l'aspetto della  manualità".
"Si ma non ha la 104 capisce? In più ha un punteggio basso perché lavora solo suo marito e lei no; entrerà in graduatoria ma..."
Bene non ho la 104 ma a meno che un bambino al di sotto dei tre anni non abbia una disabilità riconoscibile e visibile, ditemi voi come si può ottenere per casi simili al mio. Considerando anche i tagli che sono stati fatti ora la famosa 104 la danno solo se necessario.
Inoltre, la cosa che mi infastidisce è il fatto che non ci sono mezze misure: o sei disabile o non lo sei. Un problema è un problema che sia di lieve entità o di gravità maggiore. Perché in questo paese ci si attiva solo nelle emergenze più estreme? Mia figlia ha la sua problematica, non è gravissima è vero, ma ce l'ha e se è stata presa in carico dal dipartimento di neuropsichiatria forse non è perché sta facendo dei semplici controlli. Eh già ma non ho la 104 e quindi, cara Marghi, le tue esigenze non vengono prese in considerazione, anche perché mamma non lavora...
E' vero il nido nasce come struttura a supporto delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. Non è, però, solo un luogo dove lasciare i bambini ma anche un ambito educativo molto importante e formativo. Il fatto che i nidi comunali siano rimasti numericamente come 20-30 anni fa ci deve far riflettere su molteplici aspetti, ma quello su cui mi preme soffermarmi è questo: perché se mia figlia ha un problema, ed io non lavoro, non posso usufruire del servizio? Perché devo essere obbligata a rivolgermi ad un privato? Perché la terapista mi dice che la bambina stando con i pari migliorerebbe moltissimo ma la documentazione che abbiamo presentato vale quanto carta straccia?
Esempio di come nella burocrazia non ci sia sinergia e collaborazione fra i vari settori.
Sono indignata come mamma, perché vengono calpestati i diritti di mia figlia. Siccome io sono adulta e se vengono calpestati i miei diritti posso difendermi in qualche modo, lei non può fare nulla: paga solo le conseguenze di leggi e regole che non tengono conto delle sfumature che l'infanzia porta con se. Io sono pronta a battagliare per lei, per i suoi diritti e per la sua salute. Aspetto che escano le graduatorie e, se dovesse andare male,  il Comune avrà i pavimenti solcati dalle mie suole perché io voglio che i diritti di mia figlia vengano rispettati.

domenica 12 maggio 2013

il numero 0

Quante banalità potrei dire per questa festa della mamma? Quale elogio dei miei figli potrei fare? Quante cose potrei raccontare di questi tre anni? Invece no, non dirò nulla di me e della mia famiglia, perché oggi il mio pensiero va a tutte quelle donne che vorrebbero essere mamme ma che, per mille motivi, non lo sono ancora o non lo possono essere. Io non lo so come ci si possa sentire, cosa si possa provare a scoprire che per te non è neanche stato pensato il numero 1, ma solo lo 0. Posso solo provare ad immaginare la sofferenza e il dolore che strazia il cuore di una donna che un figlio lo desidera con tutta l'anima, ma che la Natura gli ha donato il numero 0. Posso solo provare ad immaginare la sofferenza e il dolore di un uomo che un figlio lo vorrebbe con tutto il cuore, ma che la Natura gli ha voluto regalare il numero 0. A queste donne e a questi uomini va il mio pensiero in questo giorno e il messaggio che anche il numero 0 può essere dono e grazia di Dio. 
Ebbene sì, nonostante il numero 0, tutti noi possiamo essere padre e madre, perché essere genitori vuol dire generare Vita e la Vita si può generare in miliardi di modi, con tutte le sfumature del caso.
So che sto toccando un argomento molto delicato, c'è chi mi potrà dire: "ma tu che ne sai?", "come ti permetti di parlare?" oppure "non me ne importa nulla della tua visione Cristiana". 
Credo, però, che il Cristiano sia colui il quale è chiamato a portare e testimoniare la Speranza nel mondo ed io, in questo giorno, nel mio piccolo, senza fare l'esperta, vorrei solo portare un po' di Speranza a quelle donne che vorrebbero un figlio ma lo non possono avere. 
Coraggio! Il Signore non a caso avrà pensato per te il numero 0: ti chiama, infatti, a generare la Vita sotto altre forme, valide tanto quanto mettere al mondo un figlio. 
Non sono qui per darti una soluzione perché non sono in grado di offrirtela, ma solo di portarti la mia solidarietà, di donarti un piccolo messaggio di Speranza da mamma a mamma. Sì perché anche tu sei madre in quanto Dio, con strumenti diversi, ti ha dato la possibilità di generare la Vita.