giovedì 28 novembre 2013

Quattro anni fa


E' un emozione nella gola da quando nasce a quando vola 
che cosa c'è di più celeste di un cielo che ha vinto mille tempeste 
che cosa c'è se adesso sento queste cose per te 
farò di te la mia estensione farò di te il tempo della ragione 
farò di più farò tutte le cose che vuoi fare anche tu.

"Quando nasce un amore", Anna Oxa.

Ma come si fa a pensare che l’amore possa dissolversi così, scomparire all’improvviso. E i baci, le carezze, le speranze, l’amore? E io non ci credo. Noo, io credo invece sia rimasto sepolto, soffocato sotto una grande quantità d’interferenze, intrusioni, pressioni di ogni genere che nulla hanno a che vedere con l’amore. Io credo sia proprio così. Ma non sarà che quando due persone si amano fanno paura? A chi? All’infelicità! L’infelicità sembra diventata il motore del mondo. Rende parecchio. Due persone divise spendono più di due unite: due case, due automobili, due lavatrici, due dentifrici. Tutto doppio! Anche l’infelicità. E attenzione. Le persone infelici spendono di più perché hanno bisogno di premiarsi. No. Così non va...

Tratto dal Film "Casomai"















Grazie per il tempo pieno 
grazie per la te più vera 
grazie per i denti stretti 
i difetti 
per le botte d'allegria 
per la nostra fantasia 
l'amore conta
l'amore conta

"L'amore conta", Luciano Ligabue


venerdì 15 novembre 2013

Il blog compie un anno

Il 9 novembre il mio blog ha compiuto un anno ed io me ne sono dimenticata... Questo a conferma di quanto sia una blogger degenere, ma che tenta sempre di recuperare!
Con una settimana di ritardo celebro il primo anno di vita del blog "Si può fare: 25anni&2 bebè" che conta 73 post, 33 follower e 19.129 visualizzazioni di pagine. Non sarà tanto ma per me è comunque un bel traguardo!
Happy b-day blog!


giovedì 14 novembre 2013

GIU' LE MANI DAI BAMBINI

Mi ero proposta di parlare di un altro tema oggi rispetto a quello di cui mi accingo a scrivere.
Stamani su Instagram una mamma blogger ha segnalato dei profili di pedofili chiedendoci di bloccarli e segnalarli, invitandoci a non guardare le foto. Ho pensato che fosse cosa buona segnalare questi elementi ma mentre facevo l'operazione di segnalazione sono comparse le foto, foto pedo-pornografiche che ho stampate in testa, che non riesco a togliermi dalla mente neanche se applico volontariamente il meccanismo di difesa della RIMOZIONE. Sono lì tatuate. 
Non ho finito la segnalazione, non l'ho fatta perché mi sono sentita male, ho chiuso tutto e sono corsa al bagno perché mi veniva da vomitare. Mi sono ripresa, dovevo andare a fare delle commissioni di lavoro e poi in ufficio. Sono uscita di casa camminando come un' ubriaca, con gli occhi pieni di lacrime, guidavo e piangevo.
Ho pianto di dolore pensando a quei bambini, alle loro vite violate. 
Ho pianto di rabbia pensando a quanti follower aveva quel maledetto profilo e al fatto che fosse pubblico, accessibile a tutti, ho pianto perché la normalità è pubblicare foto di bambini violentati.
Ho pianto pensando ai miei figli.
Ho pianto perché mi é preso un istinto omicida. Tutti i miei veli di cristiana sono crollati, se l'avessi avuto/a di fronte l'avrei ucciso/a.
Ho pianto perché ora la pedo-pornografia  ha dei volti, prima era solo un fenomeno astratto.
In ufficio ho combinato poco, ho scritto quattro righe di un progetto perché nello schermo c'erano solo quelle immagini con quei bambini violati.
Sono tornata a casa ne ho parlato con Gabriele ed anche se non ha visto quelle foto, so che ha capito, so che ha sofferto come me, perché lui i bambini violentati li ha visti davvero quando ha incontrato i bambini soldato in Africa. Mi ha preso la mano e in quella stretta c'era tutta la comprensione per quello che stavo provando, perché sapeva che non ci sarebbe stato più ritorno, ma solo una ferita che resta. 
Se ne é andato al lavoro e sono rimasta a pensare di fronte ad una tavola apparecchiata, ad un pranzo non finito. Ho pensato ai miei figli, cosa farei se succedesse a loro. Ho pensato ai miei genitori a come hanno fatto a vivere per tanti anni con queste preoccupazioni, con questi pensieri, come hanno continuato ad educare me e mio fratello nonostante le trappole del mondo. Come si fa? Oggi lo chiederò a mia madre.
Ho pensato di tutto, di andare a vivere in montagna, come Heidi, isolata dal mondo, in un microcosmo perfetto con i miei figli. Ma so che è un pensiero sbagliato, perché non si può scappare, bisogna lottare.
Lottare per i nostri figli ed utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla polizia postale.
Io voglio un mondo migliore per i miei figli, non mi fermerò, sono disposta a lottare perché essere amati é un diritto di tutti.

PS.
Ci sono community che si sono già attivate ed una di queste é quella di INSTAMME: su Instagram potete trovare un profilo dove ci sono segnalazioni di utenti pericolosi e potrete segnalarne altri a vostra volta. Il profilo di riferimento è @instamamme_fermiamoli. Hanno anche una mail di riferimento a cui inviare segnalazioni: instamammefermiamoli@gmail.com.  
Vi lascio anche alcuni link di post interessanti scritti da mamme blogger http://instamamme.net/2013/11/14/fermiamoli/ ed  http://www.ricominciodaquattro.com/?p=2341


mercoledì 13 novembre 2013

Il senso di colpa della madre (NON)lavoratrice


Ora che sono tornata a lavorare sono presa dal senso di colpa che scaturisce dal fatto che il mio cervello ed il mio cuore dicono che passo poco tempo con i miei figli. Non posso andare in un negozio dopo il lavoro (non per fare shopping, ma per fare spesa o comprare cose per la famiglia) senza che una vocina dentro di me sussurri: "stai perdendo del tempo prezioso che potresti passare con i tuoi figli" oppure "sbrigati perché dovresti stare a casa con i tuoi figli". Allora corro, corro sempre da una parte all'altra con la speranza di poter guadagnare cinque minuti da poter condividere con le mie perle preziose. Posso anche ripetermi cento volte che non è la quantità ma la qualità del tempo che passo con loro a fare la differenza: il senso di colpa si insinua sempre nell'animo. 
Il fatto é che a me piace il lavoro che svolgo e non mi sento in colpa perché lavoro, perché finalmente, e ripeto finalmente, faccio qualcosa che mi gratifica, quindi non é questo il punto. Il nocciolo del problema sta nel tempo libero: prendermi del tempo per me fa scattare automaticamente "il senso di colpa della mamma degenere". Ora, ragionando logicamente, non credo che prendersi del tempo per se stessi sia così terribile, credo semplicemente che le mie aspettative non mi rendano libera di vivere serenamente quei momenti di tempo libero che mi ricavo. Vorrei essere la mamma perfetta che lavora ma sta anche con i figli, che si prende cura di loro, lava, stira, cucina, non urla, é paziente e amorevole..una Wonder Woman insomma! Invece, ho bisogno della babysitter e della nonna per gestire i figli, perdo la pazienza, preparo raramente i pasti, ho il cesto dei panni da stirare pieno e la casa con i mostri della polvere dietro le porte. Proprio il ritratto della mamma perfetta no?! 
Non é che quando non lavoravo andasse meglio, ero presa dal senso di colpa dovuto al fatto che non contribuivo economicamente al bilancio familiare. Certo ero una domestica d'eccezione, ma l'aspetto della realizzazione professionale, alquanto assente, mi faceva stare male, mi sentivo inutile. Questo, però mi ha dato modo  di attivare i neuroni rimasti creando questo blog dove condivido gioie e dolori della mia vita di mamma, moglie e donna (non in carriera!).
Ora, non so se per le altre mamme sia lo stesso, ma fatto sta che io mi sento fra l'incudine ed il martello, perché in entrambe le condizioni di madre lavoratrice e non, vengo schiacciata e sono stata attanagliata dal senso di colpa. C'è sempre un pezzo mancante che non mi fa sentire in pace, sembra sempre che insegua un treno su cui non riesca mai a salire. Sarà l'ideale della mamma perfetta, che so benissimo che non esiste, ma che continuo ad inseguire? 
Nonostante tutto rimane sempre un quesito in testa: lavoro e mi attanaglia il senso di colpa, non lavoro e mi strangola il senso di colpa, come devo fare?

mercoledì 6 novembre 2013

A VOLTE RITORNANO

Della serie a volte ritornano...ri - eccomi qui!
Guardando il blog sono stata presa dal senso di colpa della "blogger indisciplinata" ovvero di colei che per più di un mese e dico PIU' DI UN MESE ha trascurato il suo blog non scrivendo NEANCHE un post.
Dopo aver guardato la home page di blogger ed essermi fatta prendere dallo schiacciante senso di colpa, ho respirato profondamente (OOOOMMM OOOMMMM) e ho preso in mano la situazione: "Cara mia, bando alle ciance, riprendi in mano il tuo salotto virtuale, fatti passare l'ansia da pagina bianca e scrivi un post ORA e SUBITO"!
Quindi arieccomi qua!
Come sapete ho iniziato da due mesi un nuovo lavoro ed è stato un periodo impegnativo perché abbiamo avuto delle scadenze importanti in ufficio e soprattutto ho dovuto stabilire nuovi equilibri familiari, insieme a nuove abitudini. Ce la stiamo facendo, più o meno, è sempre tutto incastrato in stile tetris e tutto sempre molto precario, basta un niente per rompere i nostri fragili equilibri.. 
Nonostante tutto sono qui e sono TORNATAAAA, spero non per tediarvi!
Nei prossimi giorni nuovi post..stay tuned!

Veronica

lunedì 23 settembre 2013

una giornata no

Oggi è una giornata NO: di quelle in cui ti svegli la mattina e scopri che è tornato a farti visita il ciclo, in cui ti guardi allo specchio e pensi che un fantasma sia meno bianco di te, in cui non hai voglia di truccarti, vorresti solo ritornare a letto sotto le coperte e rimanerci seppellita per tutta la giornata.
Ma non puoi perché mentre tu, elabori tutti questi pensieri, la tribù ti richiama alla realtà: ti trovi sballottata fra un "non ci voglio andare all'asilo", un pianto di una bambina che vuole la tetta e tuo marito che chiede "dov'è il ciuccio della marghi"?
Breve ricongiungimento con la realtà, vedi di provvedere alle richieste e soprattutto di sgommare al lavoro perché, come al solito e dico come al solito, sei in ritardo e devi anche accompagnare Alessandro all'asilo. Ottimo, è solo lunedì!
Che è un lunedì NO lo capisci già dal tragitto che stai percorrendo per andare a lavoro: in quei 18 km la radio passa pezzi che vanno dagli ZERO ASSOLUTO ai LUNAPOP, niente di energizzante solo "dammi una vespa che ti porto in vacanza" oppure "e svegliarsi la mattina e turuturutttu"...hai capito: sarà una giornata NO.
Arrivi al lavoro armata dei migliori propositi, con il tuo quadernino dove hai scritto il vademecum per la giornata, fai tutto non tralasci niente ma ad un certo punto, insieme al tuo capo, scopri di aver fatto un errore quelli con la E maiuscola su un documento importante, dove ti avevano avvertito tante volte che era opportuno stare attenta e non sbagliare. Cazzo, altro che giornata NO, giornata di MERDA!
Cerchi di trovare le migliori giustificazioni per tirare su il morale: "non hai ucciso nessuno, si può rimediare a tutto", "meglio aver scoperto subito l'errore che accorgersene alla fine". 
Non basta, perchè sai che sono solo meccanismi di auto-convincimento difensivo e l'animo ora è ancora più in modalità DOWN, sei sull'orlo di una crisi di pianto nervoso.
Esci da lavoro e sulla macchina c'è una cacata di volatile, pensi che la prossima "sorpresa" sia ritrovarsi casa invasa dalle cimici: il quadro delle giornata NO sarebbe quasi completo.
Sono le 15.22, è ancora una giornata NO ma ho ancora tempo per farla diventare almeno una giornata SNI...anche se la vedo dura.

sabato 21 settembre 2013

uomo e donna in cucina: diversità di genere

Quando cucina mio marito
pasta pomodorini, macinato e peperoni tutto frullato; lui lo chiama "IL MIO PESTO".
Quando cucino io:
pasta pomodorini, mozzarella e basilico.
Quando cucina mio marito:
tortino di patate con salsicce, mozzarella e spolverata di pangrattato; il tutto ripassato rigorosamente al forno.
Quando cucino io:
quiche con zucchine, fiori di zucca, mozzarella e spolverata di parmigiano.
Quando cucina mio marito:
hamburger con sottiletta fusa sopra e patate fritte (no quelle surgelate!).
Quando cucino io:
risotto zucchine e philadelphia.
Chiamasi diversità di genere..o sbaglio?

martedì 17 settembre 2013

Se li ami metti almeno l'auricolare

Questo post è dedicato a tutte quelle persone che mentre guidano parlano al cellulare senza auricolare.
Vi incontro in ogni dove e in ogni quando, sempre con il vostro maledetto smartphone attaccato all'orecchio, quasi fosse incorporato. 
Io non vi capisco: è tutto così urgente, così impellente da non potere aspettare? Così imminente da non poter rimandare una telefonata a cinque, dieci o trenta minuti dopo? E' così faticoso attaccare l'auricolare al cellulare mettendo in sicurezza voi e chi viaggia percorrendo il vostro stesso tratto di strada? 
Ecco io non capisco perché siete così incoscienti, date così poco valore alla vita e siete così superficiali. Personalmente io non uso auricolare e a fronte di ciò, mentre guido, può chiamarmi anche il Papa o San Pietro ma io non rispondo, mi dispiace per loro..li richiamerò quando sarò ferma!
Sembra che non possiamo vivere senza telefono o che tutto quello che può succedere utilizzando tale mezzo sia di vitale importanza, ho l'impressione che gli smartphone  ci permettano di vivere più dell'ossigeno e dell'acqua.
Ecco io non lo capisco, non capisco perché una telefonata o un sms debba valere più della propria vita e di quella degli altri. Proprio non riesco a trovare un ragionamento logico che mi faccia capire questo processo del "PARLAREalCELLULAREsenzaAURICOLARE". 
Soprattutto abbasserei di continuo il finestrino per urlare a gran voce "MA CHE C...O FAIIIII?!?!" a tutti quei genitori che parlano al cellulare mentre hanno dei bambini in macchina. Ti vuoi schiantare per la tua irresponsabilità sbatacchiati pure da qualche parte, ma se c'è tuo figlio in macchina sei responsabile della sua vita e non puoi permetterti di giocarla per un inutilissimo sms o una telefonata. 
Mi fa irritare, venire l'orticaria il fatto che l'essere umano sia arrivato a non saper più rispettare le regole e le leggi (se le avranno inventate non sarà solo per limitarci ma anche per rendere la vita migliore), ad abusare degli strumenti da lui stesso creati divenendo pericoloso e facendo divenire pericolose le sue splendide invenzioni.
Lo smartphone è un invenzione brillante, eccellente, utile a semplificare (anche troppo) la vita lavorativa e sociale dell'essere umano, peccato che la maggior parte degli automobilisti utilizzi questo strumento in maniera tutt'altro che brillante ed eccellente.
Cari genitori, usate la testa perché i vostri figli non li avete vinti né alla lotteria né li avete comprati al mercato, avete atteso nove mesi per vederli, non credo sia compito di un genitore metterli in pericolo di vita. 
Se li ami metti ALMENO l'auricolare!

giovedì 5 settembre 2013

Genitori Radical Chic

Dettaglio interno ristorante Pachamama_Perugia
Ieri sera siamo andati a festeggiare il nostro secondo anniversario di matrimonio in un posticino delizioso nel centro di Perugia che sia chiama Pachamama (consigliato da una nostra amica e lo riconsiglio a tutti: rapporto qualità prezzo ottimo). Siamo entrati, abbiamo subito notato un tavolo con quattro persone (un uomo più tre donne, di cui una la moglie) e una bimba. 
Primo pensiero condiviso con mio marito: "vedi hanno portato la bimba, possiamo tornarci anche con Ale e Marghi". Non è una riflessione scontata perché, purtroppo, ancora oggi non tutti i ristoranti sono attrezzati per ospitare bambini e soprattutto non tutti li tollerano (tristezza infinita). 
Il tavolo scelto da noi era confinante con quello di queste persone ed era impossibile non sentire i loro discorsi. L'uomo, sulla trentina, ha attaccato un discorso criticando fortemente le madri italiane che a suo avviso sono troppo protettive, mentre nel nord Europa è tutto un altro stile, i figli sono liberi di andare, in Italia non si cresce, non c'è prospettiva.. Lui poi  docente in America (mmm mi puzzi di raccomandato caro il mio criticone degli stereotipi italiani!) con i suoi studenti ha tutt'altro attaccamento, sono i SUOI studenti super bravi e ovviamente SUPER AMERICANI! L'America è l'America: "ciò che dici da una cattedra americana non avrà mai lo stesso valore ed intensità di uno che insegna lo stesso programma da una cattedra italiana" (stavo per strozzarmi dopo aver udito ciò). Ah l'America! Il paese dove puoi raggiungere presto libertà e successo. Durante l'arringa, la moglie aveva piazzato la bambina davanti ad un tablet per farle vedere cartoni direttamente da youtube, sostenendo che fosse la prima volta che faceva ciò. La piccolina, che nessuno calcolava, alla fine della puntata pigiava i link che compaiono a lato del video (così esperta con il tablet: sarà proprio vero che la mamma è la prima volta che ti ci piazza davanti?!), rischiando anche di incappare in cose poco adatte alla sua età. Quando se ne sono accorti, dopo circa trenta minuti, hanno ben pensato di mettergli un bel cartone animato così per un'ora circa sarebbe stata sistemata. E bravo il mio borghesuccio, dall'America hai imparato la cosa migliore: come mettere tua figlia davanti alla TV affinché tu possa fare i cavoli tuoi (non succede solo in America, spero capiate la provocazione). 
Guardando questa scena raccapricciante ho pensato: quante e quali alternative avrebbero potuto proporre alla bimba? Invece di imbalsamarla davanti ad un tablet potevano chiedere alla cameriera un pezzo di carta e una penna per farla disegnare, potevano portarsi da casa qualche gioco (non possiamo pensare, infatti, che un bambino stia seduto per tutto il tempo delle cena). 
Continuano a squaqquarare delle loro idee e pensieri simil alternativi sul mondo, finché l'uomo leader della conversazione dice: "il comando di stazione di Gallarate, il posto più brutto del nord, è pieno di gente del sud e lì aleggia, nonostante la loro presenza, un'aria di nordismo molto forte".
E invece sopra la tua testa, caro, aleggia una puzza di borghesismo e di radical chicchismo che si sente fino a Capo Nord..Ma VAI A CAGARE e pensa di più a tua figlia che mentre pronunciavi quest'ultima sentenza ha iniziato a pingere perché era stanca e stufa di vedere cartoni. Te ne sei accorto dopo dieci minuti di capricci quando tua moglie ha pensato che era ora di alzarsi.

lunedì 2 settembre 2013

Le mie vacanze su INSTAGRAM

Sabato siamo tornati a Perugia dopo aver trascorso una settimana a Castiglione della Pescaia in un appartamento da sogno a 200 metri dal centro, ma a 700 metri dal mare! L'unica pecca era proprio questa distanza che ci ha fatto fare camminate di 20 minuti per raggiungere il bagno dove avevamo l'ombrellone (ed era il più vicino!). I gestori degli appartamenti (sono una specie di residence) mettono a disposizione le biciclette per spostarsi, montando anche appositi seggiolini per i piccoli, così che il tempo per raggiungere la spiaggia si dimezza nettamente. Noi non le abbiamo mai utilizzate perché avevamo comunque bisogno di portarci dietro il passeggino per la piccola Margherita, che la mattina si è fatta grossi e grassi riposini sotto l'ombrellone. Vi lascio il link degli appartamenti vacanze che oltre ad essere ben rifiniti hanno anche un comodo supermercato ubicato proprio sotto. Il personale è veramente gentile e disponibile, anche se non presente durante tutto l'arco della giornata. Io consiglierei di soggiornare a tutti, se avete bambini piccoli come i miei, però, avrete bisogno di un po' di organizzazione in più. Nonostante le passeggiate, che ci hanno mantenuto in forma, Castiglione è proprio una chicca! Il centro è delizioso, ci sono molti negozi non tutti a buon mercato, perché sono prevalentemente boutique. Il mare è pulito ma leggermente mosso rispetto all'Adriatico.



Ed ora vi lascio una foto della mia family: siamo noi immersi nelle nostre attività spiaggifere! Abbiamo fatto miliardi di castelli di sabbia e formine. Due giorni ci è venuta a trovare anche mia mamma, che si è goduta un po' di mare con i nipoti prima del rientro al lavoro.




Le vacanze sono finite, il blog riapre e io torno in carreggiata!
Stay tuned e se volete seguitimi anche su Instagram!

Veronica

venerdì 23 agosto 2013

Il blog chiude per ferie!

Carissimi,
é arrivato anche per noi il momento delle tanto attese ferie: se Dio vuole domani partiamo e andremo in quel di Castiglione della Pescaia. Se qualcuno ci fosse già stato e avesse consigli (di qualsiasi tipo:bere,mangiare,shopping..) dell'ultimo minuto da darci saranno ben accetti!
Ci aggiorniamo a settembre con nuovi post!
Un saluto a tutti!

Veronica

lunedì 19 agosto 2013

Da mia nonna avrei voluto imparare a cucire

Da mia nonna avrei voluto imparare tante cose, una in particolare però ha il primato su tutte: cucire. 
Mia nonna non faceva la sarta di mestiere, era una donna moderna per l'epoca in cui ha vissuto, infatti lavorava in ospedale a contatto con malattie e sofferenze, quelle malattie che una volta erano causa di morte; proprio in quel luogo di lavoro ha incontrato mio nonno: un uomo malato di TBC. Si sono sposati, è nata mia mamma e dopo nove anni mia zia, che è come una seconda mamma per me. 
Io abito nella casa dei miei nonni e dove ora i miei figli hanno la loro cameretta, una volta c'era un posto magico e misterioso: il laboratorio di mia nonna. 
Ho passato pomeriggi a giocare con le Barbie di mia mamma e zia, vestendole con abiti cuciti da nonna, creando look improponibili, mentre lei creava oggetti preziosi, unici o rattoppava/rammendava abiti (lei era della filosofia "non si butta via niente finché si può aggiustare"). Ovviamente la tv era di compagnia insieme al rumore della macchina da cucire. 
Nella stanza c'era tutto quello di cui una sarta aveva bisogno e la cosa che mi piaceva di più era aprire quelle scatoline delle caramelle o roba varia, che venivano utilizzate negli anni sessanta-settanta, dove lei riponeva i ditali, i fili colorati per cucire o meglio ancora i bottoni.
Aprire i cassetti del suo mobiletto era possibile ma nulla poteva essere toccato, perché tutto aveva un ordine e una logica. Più era proibito più io volevo curiosare fra quei colori che aprendo i cassetti venivano fuori.
Aveva un tavolo grande per stirare, ricavare i modelli, imbastire vestiti e dove sopra c'era sempre il mitico fustino dell'acqua distillata perché "l'acqua del rubinetto è troppo dura e con il calcare si rovina il ferro"!
Da lei sicuramente non avrei potuto imparare a cucinare (era o no una donna moderna?!) e infatti qualche gene della cucina-semplice-veloce me l'ha trasmesso, anche se ultimamente mi sto dando da fare e credo che sarebbe contenta di sapermi una discreta cuoca! Sapeva, però, fare una torta di mele deliziosa e alle nostre feste di compleanno non mancava mai, perché ne confezionava sempre una per il nipote festeggiato.
Mi sarebbe piaciuto  farmi insegnare da lei a cucire: ci vedo vicine, lei con la vestaglia e gli occhiali, mentre mi spiega come fare una righetta, come prendere le misure o come fare un modello di un vestito. Sicuramente a volte le avrei fatto prendere la pazienza perché non sono tanto precisa, mentre lei lo era moltissimo!
Da mia nonna avrei voluto imparare tante cose, una in particolare però ha il primato su tutte: cucire. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo, se ne é andata troppo presto ed io ero troppo piccola per poter cogliere i segreti di quest'arte.

Ps. Nonna mi manchi molto.

giovedì 8 agosto 2013

L'amore finisce

fonte foto tuttoilfangominutoperminuto.wordpress.com
Ebbene sì l'amore finisce per lasciare spazio all'AMORE. 
L'amore fatto di bacini, carezze, pucci pucci/picci picci, quello in cui ci sono solo fiori e cioccolatini, in cui si vede tutto pink, in cui sembra tutto dolce come il miele di Winnie the Pooh, quello dove si vedono solo i pregi, dove si sentono solo le farfalline nello stomaco, dove sembra che il rovescio della medaglia non ci sia: finisce.
Si gente, tutto questo prima o poi non esiste più. 
C'è chi se ne va, perché pensa che l'amore sia SOLO quello del picci picci/pucci pucci, dei fiori, delle carezze e dei sorrisi (per l'elenco vedi paragrafo sopra!) e cerca per tutta la vita questo tipo di amore, ignaro che non sono le persone incontrate sbagliate, ma che sta cercando qualcosa che non è eterno, ma effimero e non destinato a durare, almeno in questa modalità.
C'è chi, invece, resta, fa IL salto nel vuoto e passa all'AMORE, quello con la A maiuscola (anche tutte le altre lettere ad essere precisi!), un AMORE che ha anche il rovescio della medaglia: non ha solo l'oro ma anche il piombo. 
Quest'AMORE è quello che ti fa andare avanti quando, in un matrimonio ti chiedi: "ma chi me l'ha fatto fare?".
Quando ti alzi la mattina e senti che vorresti vivere di leggerezza, spensieratezza, cavolate, Mojito e sorrisi è quest'AMORE che ti fa restare fedele alle scelte fatte.
Quando pensi che vorresti solo i pezzi belli di una vita precedente, perché ti mancano, perché così il quadro sarebbe perfetto è quest'AMORE che non ti fa cadere in tentazione.
Quando vorresti fuggire, scappare, sparire, dire: "basta me ne vado, mollo tutto!" é quest'AMORE che ti fa restare.
Quando ti chiedi "Perchè?" e risposta non c'è, è quest'AMORE che ti dona consolazione.
L'AMORE è una scelta per la vita, che costa fatica, TANTA fatica, ma ricompensa di doni pregiati e preziosi, l'amore, invece è una scelta per chi vuole accontentarsi nell'immediato.
L'AMORE ci chiama a rinnovare le nostre promesse, le nostre scelte di fedeltà tutti i giorni, nonostante sia un continuo arrancare e le tentazioni siano dietro l'angolo.
Facciamocene una ragione: l'amore finisce, L'AMORE è la vita.

sabato 3 agosto 2013

Qualche vantaggio deve pur esserci...

Il marito é in route con gli scout..Tralasciando il fatto che é in Corsica e che se avessi bisogno di lui farei meglio a chiamare la Merkel o Hollande (sicuramente arriverebbero prima!), che sono 40 gradi all'ombra e che stiamo togliendo il pannolino ad Ale, me la sto cavando discretamente. Sarà che ho fatto un anno di allenamenti in cui lui é andato alle famose uscite, assemblee, incontri i fine settimana e io sono stata a casa in tutte le condizioni, e quando dico tutte le condizioni sono TUTTE le condizioni: incinta con figlio non malato, incinta quasi per partorire con figlio con virus gastrointestinale, con figlia di diciotto giorni e uno di neanche due anni, con figlia di un mese con la bronchiolite e sempre l'altro appresso... Cosa può farmi una settimana con i figli 24 ore su 24, la casa da gestire e il mio sottospecie lavoro da babysitter?! Che sarà mai, se non una passeggiata?
Ieri sera prima di addormentarmi ho pensato che ci doveva pur essere qualche vantaggio, qualche lato positivo in tutta questa settimana in cui sono UNA+DUE. 
"Dai" mi dicevo, "possibile che non riesci a trovare almeno dieci lati positivi di tutta questa situazione"?
"SNI", ha risposto il mio cervello, "va bè, dai proviamo".
  1. Posso dormire con la finestra spalancata senza che mio marito dica: "non riesco a dormire con troppa luce"!
  2. Posso fare la lavatrice di notte senza che mio marito dica: "ma perché fai la lavatrice a mezzanotte che co tutto sto casino non riesco a dormire?"
  3. Posso addormentarmi sul divano e rimanerci senza che ad un certo punto mio marito inizi a torturarmi con la solita tiritera: "Amore vieni a letto? Amore vieni a letto che è ora? Amore vieni a letto che non si dorme sul divano dai! Amore cazzo alzati che tocca andà a letto dove i cristiani dormono normalmente: SUL LETTO!"
  4. Posso mangiare tutte le verdure che voglio, come voglio e quando voglio;
  5. Posso mangiare la pasta con il Philadelphia senza che quando la presento a tavola qualcuno esclami: "ma la pasta con il Philadelphia non sa di nulla!"
  6. Posso vedere tutte le fiction che mi pare senza che mi venga detto: "n'altra volta la puntata della fiction?"
  7. Posso andare in giro quando voglio con la macchina di Gabriele che ha l'aria condizionata, senza squagliarmi, come succede ogni estate con  la mia, che avendo dodici anni di grazia se ha il servosterzo!
Poi vuoto.. Insomma quanti sono? Sette?! Via non male, più della metà..qualche vantaggio allora c'è!

martedì 30 luglio 2013

Il rispetto delle leggi naturali

E' un po' di giorni che mi frulla in mente questo post: sono bombardata a destra e a sinistra da post, status, notizie di giornali e telegiornali su questa proposta di legge che ha come sfondo il tema dell'omofobia. Tutto questo discutere mi fa profondamente riflettere.
Punto uno: io non ho nulla contro i matrimoni fra persone dello stesso sesso, ma sul fatto che le coppie omosessuali possano avere dei figli quello si, qualche serio e sano dubbio me lo fanno venire. 
Premetto: é vero nessuna ricerca scientifica ha messo in luce che bambini cresciuti con genitori dello stesso sesso abbiano sviluppato particolari problematiche relazionali e/o comportamentali. 
Verissimo, ma prima o poi i bambini chiederanno e che cosa si risponderà alle domanda: "da dove vengo?" e "come sono nato"? 
La spiegazione del come sono nati questi bambini, a mio avviso, porta un insegnamento terribile: tutto si può comprare e tutti i limiti possono essere superati, rotti, devastati per soddisfare un proprio desiderio. Cosa insegneremo ai nostri figli? Che gli uomini e le donne sono merce che può essere acquistata? Che é normale acquistare un utero e dello sperma? Che il denaro permette di comprare e mercificare ciò che non dovrebbe esserlo, ovvero che se hai soldi tutto puoi? Quale rispetto per l'altro?
Ecco io credo che la natura è perfetta e se ha messo dei limiti un perché c'è sicuro, se ha permesso ad un uomo e una donna di generare figli un motivo c'è, se a due donne o a due uomini questo non lo ha permesso un altro motivo c'è ancora. Cosa risponderemo? Che i figli si fanno in tre invece che in due? Che vada a farsi benedire la complementarità della coppia, che vadano pure via i confronti figlio-madre e figlio-padre..
Ogni scelta porta con se delle conseguenze: scegliere un compagno del proprio sesso comporta che i figli non si possano generare come natura ci insegna. Accettare ció credo sia un grande atto di amore, mentre credo che i figli non siano un diritto e non possiamo volere a tutti i costi (tempo, burocrazia e soldi) ciò che naturalmente non può essere creato. 
Ricordiamoci che i figli sono il nostro futuro: tutto quello che insegniamo loro oggi sarà il loro corredo di cittadini domani. Io auspico in un futuro in cui i  nostri figli sappiano riconoscere limiti, rispettare regole, rispettare l'altro nella sua diversità.
Punto due: legge che rispecchia il nostro paese di perbenisti e falsi moralisiti. Dobbiamo recuperare il gap con gli altri paesi in cui questa legge è già stata approvata: ultimi e frettolosi, la legge si presenta piena di punti incostituzionali. Uno fra i tanti il diritto di parola e pensiero: se io non sono d'accordo sui temi, o almeno su alcuni di essi, contenuti in questa legge voglio essere libera di dirlo, con rispetto ed educazione, ma voglio poterlo dire. Voglio poter dire NON SONO D'ACCORDO  senza ripercussioni penali di alcun genere.
Siamo un paese così: passiamo da un estremo all'altro ledendo la parte che prima si difendeva a braccia aperte.

venerdì 26 luglio 2013

Tanta stima per Kate

fonte www.funweek.it
Premetto che non ho mai scritto un "GossiPost", ma da risate possono nascere anche riflessioni semiserie. Le pagine dei giornali, da quelli più autorevoli a quelli meno, impazzano con la notizia della nascita del Royal Baby. C'è chi  la legge con serenità e chi si inalbera, perché crede che ci siano notizie più importanti da dare. Io sto nel mezzo: penso che a volte è piacevole aprire una testata giornalistica e trovare una notizia positiva come la nascita di un bambino. E' sempre una vita, anche se è un bimbo "Royal" ed é nato già con la camicia rispetto al resto dell'umanità. 
Nonostante i perbenisti e i falsi moralisti la mamma del bebé ha tutta la mia stima: KATE UNA DI NOI! Infatti, a differenza della Belen (che di reale non ha neanche la punta dell'orecchio), la neomamma sì è mostrata al suo popolo in camicia da notte e con la trippa classica di chi ha partorito da poco. Lei, a differenza di altre donne famose, ha dato un'immagine normale del post-parto. Nonostante  sia di sangue blu tutto quello che concerne il parto e il dopo non l'ha risparmiata:  anche tu Kate fai parte del club delle "mamme normali" e questo rincuorerà molte di noi. TANTA STIMA per esserti mostrata al mondo così come sei, senza voler nascondere nulla di quello che la natura comporta.
La Kate mi piace perché è andata fuori dagli schemi, ha voluto dare e comunicare subito il nome del figlio, senza rispettare le tradizioni, si è comportata come farebbe qualsiasi mamma. 
Da sempre i principi, i re, le regine, le principesse fanno notizia e ci hanno affascinato con le loro vite, stravaganze e stranezze... Il nome del bambino, infatti, non entusiasma nessuno, ma potevamo pensare che uno di quel rango potesse chiamarsi Bill, Gabriel o Chris? Dai su siamo realisti! Non sarà traumatizzato dal nome che gli hanno scelto, perché non frequenterà di certo la scuola dei sobborghi malfamati di Londra. Coraggio, stiamo tranquilli, famoce quattro risate e tanta stima alla mamma!

giovedì 25 luglio 2013

Quello che conta veramente

Stamattina ennesima seduta di fisioterapia per Margherita. La terapista mi comunica che, da protocollo, in questi interventi di prevenzione la prassi vuole che i bambini presi in carico dal servizio di Neuropsichiatria, al compimento del decimo mese, siano visti anche da un logopedista. Da una parte dico: bene ho ancora tre mesi per elaborare la cosa e non farmi prendere dal panico, dall'altra mi chiedo se ci sarà mai una parola fine a tutto ciò. Esco sempre con l'animo spaccato in due dall'ora di fisioterapia settimanale, perché io sto lì con Margherita, mentre si impegna con i giochini, e mi rendo conto da sola dove sono le sue carenze. Carenze che colma con rapidità, ma che stando continuamente sotto una lente d'ingrandimento si vedono tutte. 
Ogni volta la terapista mi rassicura dicendo che Marghi non ha nulla di patologico ed è solo disorganizzata. Questo dovrebbe tranquillizzarmi ma ho sempre l'ansia del "se non va bene" che mi segue come un'ombra.
Finita la seduta chiamo mio marito, gli racconto della logopedista e di come è andata oggi, gli dico: "non riesco mai ad essere positiva dopo che esco da qui". 
Lui risponde alla mia affermazione con una frase che mi ha aperto occhi e cuore: "amore dobbiamo imparare ad accettare Margherita per quella che è, non per quella che dovrebbe essere o che vorremo che fosse".
Margherita "Dolcevita"
Ecco quello che conta veramente è amare i nostri figli per quello che sono, ringraziando ogni giorno per averli ricevuti in dono.

giovedì 18 luglio 2013

L'identikit della mamma al parco

Se siete delle persone permalose ATTENZIONE questo post non fa per voi!
Ieri pomeriggio sono riuscita, finalmente, ad andare A PIEDI con entrambi i pargoli al parco. Mi sono divertita moltissimo ad osservare, fra una scivolata, un sali e scendi dall'altalena, una corsa sul prato e un appostamento sul camioncino di legno dei pompieri, le mamme lì presenti.
Diciamo che é possibile stilare vari Identikit delle mamme al parco. Iniziamo..
LA BELLOCCIA DELLA PANCHINA: generalmente non è mai sola, sta sempre con altre bellocce nella medesima panchina. Fanno delle conferenze stampa nel piccolo gruppo con le spalle sempre girate ai figli, i quali nel frattempo devastano il parco. Indossano il "tipico" abbigliamento di una mamma che va al parco: gonna, sandalino all'ultima moda (se è con il tacco tanto meglio), canottierina o camicetta vedo-non vedo e borsetta che minimo minimo è di Fendi.
LA CENTRALINISTA: suo accessorio prediletto è lo smartphone che ha sempre incollato all'orecchio oppure in mano con modalità fotografia attivata per scattare foto al bellerrimo/a figliolo/a. Generalmente, se è in modalità centralinista seria, il bambino è costretto nel passeggino oppure lei gli corre dietro perché, ovviamente, le mani sono impegnate per metterlo su e giù dai giochini vari.
L'ANSIOSA: la vedi inseguire il figlio per il parco mentre gli raccomanda di non sporcarsi, di non farsi male, di non rubare i giochi degli altri, di non sudare, di non salire sullo scivolo perché è pericoloso... Il bambino se ne infischia altamente e va per la tangente, portando la madre al livello massimo di ansia tollerabile. In genere l'ansiosa dopo un'ora al parco con il proprio bambino gronda di sudore. L'ansiosa, inoltre, é in grado di sgridare, raccomandare ed ammonire anche i figli non suoi talora mettessero a repentaglio la vita del suo prediletto.
L'ALTERNATIVA: snobba la panchina e si siede sul prato. Indossa rigorosamente i Birkenstock ed i pantaloni larghi di lino. Osserva il figlio da lontano e se si "sfracella" mentre cade dallo scivolo afferma che il pupo "ha fatto esperienza". Anche lei vive in gruppi con altre alternative oppure in solitaria, il cellulare è del 1915 massimo 1918 e porta con se sempre uno zainetto anni '90.
Io mi colloco fra l'ansiosa e l'alternativa..e voi?!
Fatevi una risata e buona giornata!
Il parco dell'osservazione mammesca

martedì 16 luglio 2013

Lui è una stella, Geciù la Luna

Di fronte al Mistero della morte ci sentiamo tutti impotenti, incapaci, inermi. Rimane solo una domanda con un punto interrogativo alla quale resta difficile, se non impossibile rispondere, almeno per me. Se poi la morte viene a prendere un bambino, si vacilla ancora di più, si sprofonda ancora più velocemente, tutto sembra tremare e nascono le domande umane. Di fronte alla morte di un figlio, per quanta Fede tu possa avere, per quanto puoi essere attaccato alla Croce, ti trovi come su un lembo di terra che è stata spaccata da una voragine: il Mistero della Resurrezione trema nel tuo cuore, ti ribelli, ti domandi perché. Chiedi a Dio spiegazioni e chiarimenti. Ed ecco, anche quando nulla sembra avere una spiegazione, Dio provvede a darti consolazione. A me è arrivata ieri sera dalla bocca di mio figlio che ha solo due anni e mezzo.
Ho voluto pregare con lui per questo bambino che Dio ha rivoluto con se così presto. 
Prima di andare a letto preghiamo con Alessandro sempre con un Padre Nostro ed un Ave Maria. Ieri sera gli ho spigato che avremo pregato in particolare per un bambino che non c'era più ed era volato nel cielo. 
Ha detto: "è volato cocì mamma" ed ha fatto il gesto di volare con quelle sue manine cicciotte, poi ha affermato convinto: "è una stella mamma e Geciù la Luna".
Guardandomi ha chiesto: "ma dov'è Geciù che io non lo vedo"?
Gli ho risposto: "Gesù c'è sempre, è sempre con noi anche se non lo vediamo".
"E perché mamma"?
"Perché ci Ama".
"Eh già mamma, Geciù ci ama". Come se per lui fosse la cosa più ovvia del mondo. come se lo sapesse da sempre. 
Alessandro a due anni e mezzo ha fatto una catechesi di vita a me che ne ho ventisei. Ma in fondo lui lo sa da sempre che Gesù ci ama, perché Gesù lo ha fortemente voluto e ha fatto di tutto per farlo nascere.


venerdì 5 luglio 2013

Mamma che blog il blog!

I blog mammeschi stanno spopolando come, d'altro canto, quelli che li tengono sotto osservazione.. 
I "MomBlog Scout" (chiamiamoli così) sono esigenti e valutano se un blog mammesco è di qualità, in modo da segnalarlo/contattarlo, oppure no. 
Arrggggg che nervi! Se il mio, invece, volesse essere un semplice spazio dove sfogarmi senza che sia un mezzo per arrivare chissà dove? A stare dietro i "criteri di qualità", per far sì che il blog sia al top fra quelli delle mamme, le tue giornate dovrebbero diventare di quarantotto ore e tanto non ti basterebbero a fare del tuo blog IL blog Mammesco per eccellenza.
Partiamo dall'inizio...
I tuoi post devono essere sempre emozionanti, divertenti e scoppietanti..e se io un giorno volessi scrivere di una giornata uggiosa, grigia di quelle in cui pesti la cacca, i capelli si increspano e tutto sembra rivoltartisi contro? Non divertirei certo ma sicuramente qualcuno potrebbe dire: "anche io oggi sono in uno sfigghy day: l'unione fa la forza!"
I tuoi post devono essere scritti in italiano corretto e con i congiuntivi al posto giusto...e se io volessi scrivere in ITAGLIANO SCORREGIUTO? Volessi dotarmi di licenza poetica?! Chi me lo vieta? Capite che sto lanciando una provocazione...!
I tuoi post devono avere molti commenti e oltre ciò sarebbe meglio se il pubblico fosse variegato, non solo mamme. Ma dai su, se scrivo di mamme e per mamme non credo che potrò avere mai un commento di un astronauta o del Presidente della Repubblica..siamo realisti, uno sceglie un target a cui arrivare, se poi si allarga la cerchia ben venga!
I tuoi post devono sempre contenere una foto perché altrimenti vengono letti malvolentieri...Eh si perché no, tecniche di marketing sprocedato anche in un blog che vuole essere un semplice diario!
Infine tu MammAutrice devi essere social addicted: non sei su Twitter, Facebook e Pinterest? Vergogna! Meno 1000 punti che sommati ai meno 3000, derivati dal non rispetto dei criteri sopra citati, ti portano a sprofondare nella fossa dei blog mammeschi da cui stare alla larga!
Mamme almeno qui, nel nostro salottino virtuale, sentiamoci libere e slegate da stupidi schemi e criteri. Al cuore di qualcuno arriveremo sicuro e non servono super mega commenti a confermarcelo. Facciamo bene cosa ci piace fare, le ricompense arriveranno.
Evitiamo di farci schiacciare dalle ansie da prestazione: il blog è il nostro spazio, CHISENEFREGA (e lo scrivo così!) del resto!




martedì 2 luglio 2013

Di genitori e parcheggi selvaggi

Torno da poco dal recupero del figlio maggiore dall'asilo e mentre ero sulla strada del ritorno mi sono detta: "devo fare un post sui parcheggi selvaggi dei genitori". 
Carissimi, non ve la prendete, ma a volte rasentiamo (mi ci metto anche io) la cretinaggine in persona. Si può parcheggiare sul parcheggio dei disabili o di fronte ad un mega cartello che indica il divieto di sosta? Si può lasciare la macchina parcheggiata in modo tale che chi ha rispettato le regole del parcheggio non esca? Scusate tanto ma se i nostri figli fanno due passi in più non stramazzeranno di certo al suolo, sarà tutta salute guadagnata! O forse non è un problema dei figli, ma nostro? Dei nostri ritardi, delle corse e delle paure che succeda questo o quello? Saremmo disposti ad entrare fin dentro la scuola con la macchina pur di proteggere i nostri bambini! Eh si poveri cuccioli, sia mai che facciano un po' d'esperienza, di fatica, che imparino che la vita ha anche salite e non solo discese! Certo, hanno tutta la vita per scontrarsi, faticare...ora agevoliamoli più possibile..MA ANCHE NO! E' giusto che i bambini imparino da subito a trovare soluzioni ai piccoli problemi della loro quotidianità e il rispetto delle regole. Che testimonianza diamo ai nostri figli? Cosa faranno da grandi quando vedranno un disabile se sono abituati a vedere che è normale occupare il posto a loro riservato? E se noi avessimo un figlio disabile? Non ci arrabbieremmo se tutte le mattine trovassimo il posto occupato da qualcun'altro? Non penseremo di certo: "faccio subito è solo questione di cinque minuti, il tempo di accompagnarlo". Ecco metteteci dieci minuti in più ma lasciate il posto a chi spetta. 
Se ci fosse un'emergenza tale da dover evacuare le strutture proprio nel momento clou dei parcheggi selvaggi: dove uscirebbero i nostri figli? Li facciamo volare dal cancello sopra una macchina? O preferiamo lasciarli incastrati fra la struttura da evacuare e il cancello?
Non celiamoci dietro la scusa che i parcheggi sono insufficienti! Siamo noi che siamo ridicoli a volte..Riflettiamo.

mercoledì 19 giugno 2013

L'intervista non permette la Svista!

Amici carissimi,
che emossioneee! Silvia di A Piccoli Passi mi ha intervistato  nella sua rubrica che si occupa di mamme blogger italiane ed expat. Vi consiglio di dare una sbirciatina al loro sito: sono presenti numerosi esperti che curano rubriche interessantissime.
Su Twitter, sul mio profilo privato e pagina Facebook vi ho abbastanza tediato con il link ed ho intenzione di tediarvi anche qui riproponendovi la lettura dell'intervista!
Non posso permettermi di fa passare questo evento inosservato: per me é motivo di orgoglio oltre che di soddisfazione data la presenza di blog mammeschi sul web.
Vi lascio il link: http://www.apiccolipassi.eu/2013/06/19/intervista-mamme-blogger-italiane-veronica-di-25-anni-e-2-bebe/

martedì 18 giugno 2013

Anni '90

Ah gli anni '90! Quelli di Mauro Repetto che balla a tutto spiano vicino a Max Pezzali senza proferire parola, quelli di Beverly Hills dove chi se ne fotte dello stra-mega cast tanto c'è Dylan alias Luke Perry..
Ve lo ricordate il programma "Furore"? Mitico Alessandro Greco con il suo balletto: "furore furore furore nannanaraaaaa". Oppure c'era "Tira e Molla" con Bonolis e la Sellerona: "eo eo nannana ooooooo".. Na fantasia ste sigle, tutte con il nannanaaa nanaooo! Non possiamo non menzionare i programmi riconcilia amori come "Stranamore" oppure "Colpo di Fulmine". 
"Stranamore": lacrime e deliri conditi alla ALL YOU NEED IS LOVE e trasportati da un camper bianco con una scritta nera e cuore trafitto..che stile gente! "Colpo di Fulmine" invece... il gioco del cacciatore e la preda! O mio Dio..la sagra del trash!
Che anni gli anni '90: le superga, gli occhiali da sole rettangolari, i pantaloni a fiorellini... I Nirvana e gli Eiffel 65, della serie convivono polo nord e sud insieme!
Sono gli anni di Sailor Moon, dei Digimon, dei Pokemon: "gora checcemol checcemol viva i Pokemon, Pokemooooon"..C'erano One, Fore e Five protagonisti di "Bim Bum Bam".
L'estate era Festivalbar o Giochi Senza Frontiere:"an, de, trua" (lo so che si scrive Un, Deux, Trois).
Gli anni della Fiat Uno, della Punto, della Panda Young.. del libro "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" e del film relativo con Accorsi.
I primi Scooter: il Booster, il Typhoon e Il Phantom.. 
Del declino dei Dr. Martens e del Boom dell'Invicta.
Anni in cui nascono e si affermano la Pausini, Giorgia, Nek e.....IL PIOTTA con il brano Supercafone: "supercafone eccolo qua Piotta é il suo nome nun lo scordà, muovi la mano de qua e de là, fammela vede nun te fermà"...Maronna Bbbbenedetta!
Gli anni di Window 95 e 98, dei primi cd, di Google, della Playstation.
Si affermano i Metallica, muore Freddie Mercury, nascono i Red Hot Chili Peppers ma anche Britney Spears e Christina Aguilera, I Backstreet Boys, i Five e le Spice Girls..
Si produce Batman, i Jurassic Park e Forest Gump..
Insomma Anni '90 VERY LIFE!

sabato 15 giugno 2013

Il Nido fra necessità ed opportunità

Iscrivere il proprio figlio ad un Asilo Nido è sempre una scelta che crea combattimento nei genitori. Ci troviamo, infatti, divisi fra la necessità di affidare le nostre “perle preziose” ad un servizio educativo, per motivi lavorativi, e i dubbi legati alla condivisione educativa con “altri” dei propri figli. L’ingresso di un figlio al Nido per i genitori comporta una specie di travaglio affettivo e solo quando sono passate le doglie ci rendiamo conto di quale opportunità di crescita offra questo luogo. Un’opportunità che abbraccia noi e i nostri figlioli: se da una parte i piccoli sperimentano relazioni significative con adulti altri dai genitori, dall’altra i genitori hanno l’opportunità di creare reti amicali, di confrontarsi con i pari e il personale educativo.
Nel Nido ci sono tre protagonisti: i bambini, i genitori e le educatrici, anche se spesso siamo portati a vederne solo uno, i nostri figli. Le educatrici oltre ad essere uno dei tre protagonisti del Nido hanno un ruolo fondamentale, perché sono il collante fra genitori e bambini. In loro troviamo l’accoglienza e la valorizzazione del confronto fra grandi e piccoli, grazie alla messa in condivisione delle loro esperienze, competenze ed idee. Le educatrici sono il motore che attiva il processo di crescita sul piano relazionale e cognitivo dei bimbi.
Non possiamo dimenticarci, poi, del progetto educativo che è espressione dell’Asilo, ma è frutto del lavoro delle educatrici. Le educatrici, riconoscendo sempre alla famiglia l’insostituibile garanzia della crescita del bambino, si assumono il ruolo di affettivo sostegno nell’aiutare i nostri figli ad acquisire forme di autonomia, di socialità e capacità di relazionarsi col mondo attraverso stimolanti modalità di esplorazione.
Il Nido ci offre la possibilità di fare e sperimentare insieme, ci insegna che un clima positivo e di fiducia é molto efficace e che la cura e l’educazione, insieme alle relazioni, sono ambiente ideale per i nostri figli.
Kahil Gibran ne Il Profeta scrive a proposito del genitore: “voi siete gli archi dai quali i vostri figli vengono proiettati in avanti, come frecce viventi”. L’immagine del genitore suggerita da Gibran può essere estesa anche alle educatrici proprio perché per i bambini gli adulti dovrebbero essere “un arco teso” dal quale partire per esplorare il mondo.

venerdì 14 giugno 2013

Lettera alle maestre del nido di mio figlio

Volevo condividere con voi la lettera che ho scritto per le maestre dell'asilo di mio figlio a nome di tutti i bambini frequentanti.

Care maestre,
sapete che noi bambini siamo pieni di risorse ed abbiamo inventato un nuovo strumento dedicato a voi: il “RINGRAZIOMETRO”; un metro speciale, senza tacche, infinito che serve per dirvi “Grazie!”
Innanzitutto "Grazie" perché riuscite a tranquillizzare i genitori nei momenti in cui vanno in ansia, hanno dubbi e perplessità, siete sempre disponibili al dialogo e al confronto, a dare un buon consiglio quando necessario. Vediamo, infatti, un’anomala nuvoletta fumante grigia aggirarsi sopra le loro teste, ma dopo una chiacchierata con voi ci accorgiamo che la nuvoletta rimane, purtroppo, ma almeno tende al bianco!
"Grazie" perché con le vostre idee e competenze abbiamo imparato che il mare è blu e non viola, che il fungo è rosso e non nero, che il sole è giallo e non rosa.. C’è voluto un anno intero ma alla fine ce l’abbiamo fatta, della serie meglio tardi che mai!
"Grazie" perché ci avete insegnato che essere amici riempie il cuore di un sentimento speciale, che rende felici e fa vivere sereni… Ora potete anche cantare “ALL YOU NEED IS LOVE” se volete…!
Scherzi a parte, abbiamo capito che il rosso, il colore del cuore, è anche il colore dell’affetto che ci donate, dell’amicizia fra di noi bambini e dell’amore che ci lega a mamma e papà.
Di motivi ce ne sarebbero tanti altri ma non possiamo andare oltre perché altrimenti scoprirebbero tutti il “RINGRAZIOMETRO” che è, invece, uno strumento speciale e segretissimo di tutti noi Grilli Parlanti.
Con affetto


I bambini dell'Asilo Nido 
Grillo Parlante