domenica 13 luglio 2014

Creativi per sopravvivere


Ho guardato mio marito qualche sera fa ed ho affermato: “a volte vorrei vivere in un’epoca fordista” (I miei docenti di sociologia dell’università mi fulmineranno!).
Mi ha  risposto perplesso: “e tutta la storia del pensiero creativo?”
Sono stata zitta ma avrei voluto dirgli: “Tutta sta storia sul pensiero creativo ha fatto un po’ male all’umanità, secondo me”.
Sappiamo tutti che il pensiero creativo non è un dono ma una facoltà dell’intelletto umano, presente allo stato primordiale in ciascuno di noi; facoltà che deve essere educata ed avere condizioni favorevoli per potersi esprimere.
Lungi da me dal voler demolire e criticare secoli di teorie sociologiche, pedagogiche e psicologiche sul pensiero creativo, mi preme riflettere sul fatto che la nostra società vuole che gli individui sviluppino solo ed esclusivamente alcune capacità creative: flessibilità; saper rispondere celermente, o meglio, immediate ai cambiamenti; idee geniali, spaziali e innovative; soluzioni sempre e solo ORIGINALI.
Il cuore di tutto sta che lo sviluppo di tali capacità ne va della nostra sopravvivenza in tale società, infatti, se non sei flessibile, originale, se non rispondi immediatamente ai cambiamenti in atto e se non proponi idee innovative SEI AUTOMATICAMENTE FUORI. Non vali, non sei utile e servi a poco.
Dirò di più, questa sopravvivenza si attua "sulla pelle dell’altro": se io ho sviluppato tali capacità (grazie all’istruzione scolastica, all’educazione familiare o altro),sicuramente avrò più margine di te, che non hai tale capacità, per potermi far spazio, farmi notare ed essere notato ed avere quindi delle possibilità. Sopravvive chi è più creativo indipendentemente da chi si ha di fronte.
Una sopravvivenza che fa morire l’umanità  dell’essere umano.
Personalmente, vorrei meno “creativi society addicted” e più esseri umani,  meno idee geniali e più capacità comunicative e relazionali per poter incontrare e conoscere chi ci sta accanto. Meno successo, meno soldi, meno pensiero creativo orientato e più pensiero creativo libero che ci faccia tornare ad essere persone umane.
Domandiamoci se poi dopo che abbiamo avuto il nostro posticino privilegiato ed ambito nella società, a scapito della nostra personalità, delle nostre attitudini e sopratutto degli altri,ci sentiamo felici. O meglio, se siamo felici davvero.
Siamo riusciti a manipolare ed indirizzare anche una libera facoltà dell'intelletto. 
Intendiamoci  bene, la mia è solo una provocazione per una riflessione...

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