venerdì 9 novembre 2012

Il quartiere dove vivo

Il quartiere dove vivo è a pochi chilometri dal centro di Perugia. Diciamo che offre molti servizi fra cui supermercati, farmacie, asili privati e pubblici, agenzie di viaggi, negozi di abbigliamento, il distretto sanitario, la sede centrale della banca..insomma tutto ciò di cui un cittadino si dice abbisogni oggi. Ma ci sono molti risvolti della medaglia uno dei quali è l’elevato tasso di persone che, come si dice in gergo, “si bucano”.
Sotto il mio palazzo c’è un grande parcheggio contornato da verde e alberi e vi lascio immaginare cosa possa succedere: abbiamo un cimitero di siringhe conficcate nel prato.
L’appartamento dove abito era dei miei nonni che l’avevano acquistato appena costruito nel 1978. Io sono cresciuta qui, ho 25 anni e che ricordi questo problema è sempre esistito. Ora i residenti rimasti da quel 1978 (tutte famiglie “per bene” eh...!) mi dicono che addirittura la situazione sia migliorata rispetto agli inizi. Ed è proprio sui residenti che voglio soffermarmi (e non sulle istituzioni su cui da dire ci sarebbe altrettanto): io ogni volta che guardo “il cimitero delle siringhe” ho una forte stretta al cuore, mi assale la tristezza, l’indignazione e penso, fra le tante cose: “ma se succedesse ai miei figli come reagirei? Che farei?” oppure: “spero di potermi permettere, prima o poi, una casa perché i miei bambini non li voglio far crescere in questo degrado”; quando, invece, vedo le persone che si drogano, o che lo hanno appena fatto, e non si rialzano resto in allarme perché ho paura per la loro vita, le osservo dal mio balcone e se vedo che qualcosa non va sono pronta a chiamare i soccorsi. Le osservo da lontano perché, anche io, ho paura per me come persona e perché generalmente questi episodi di avvistamento, chiamiamoli così, sono sempre accaduti quando avevo con me mio figlio di neanche 2 anni. Ma le così dette “famiglie per bene” che abitano qui sono le “famiglie degli indifferenti” che lascerebbero morire quel cristiano malato di droga e ciò che noto in loro è un aurea di assuefazione al fenomeno: per queste persone che dal 1978 vivono e vedono questi fatti risulta essere normale tutto ciò. Se cerchi poi di avere uno scambio di opinioni con loro le risposte che riceverai saranno: “è il solito drogato”, “si drogano sempre”, “che ci puoi fare?”. Al contrario però se una persona del palazzo trasgredisce una norma del regolamento condominiale stai pure certo che in meno di 24 ore troverai un cartello appiccicato in bella vista sull’ascensore per ricordarti, senza fare nomi ovviamente, che le persone sono stanche di raccogliere briciole  della tua tovaglia che cadono, su una strisciolina di marmo di neanche 6 cm, perché tu la sgrulli dal  balcone e sai benissimo che non si può fare. Ma allora mi chiedo: sono più importanti le briciole cadute o il degrado che ci circonda?
Siamo sempre a puntare il dito contro il singolo e mai a raccoglierci insieme per prenderci carico di un problema che riguarda la collettività. E’ più facile arrabbiarsi per quattro briciole che per un prato che non si può utilizzare perché pieno di siringhe, oppure meglio essere indifferenti e fare lo slalom fra le siringhe quando si scende dalle macchine parcheggiate che fare qualcosa insieme per risollevare la situazione. Meglio portare nipoti e figli al parco a 700 metri piuttosto che fare qualcosa per riappropiarci di quello che abbiamo sotto il palazzo.
L’indifferenza che respiro mi fa rabbrividire: ci definiamo tutti brave persone, bravi cittadini si ma indifferenti a ciò che vediamo, sentiamo e viviamo. Inermi di fronte a qualsiasi fenomeno positivo o negativo, drogati anche noi, ebbene si drogati marci di indifferenza e paura. Drogati e assuefatti come siamo non abbiamo fatto altro che contribuire a creare un quartiere purgatorio.

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